Siamo sul definitivo volo verso casa: Dubai -Venezia. Quasi due ore di ritardo, ma per noi è tempo utile, tempo "in-mezzo", sospeso, tempo per fissare le emozioni prima di essere ricatapultate nella nostra realtà, tempo prezioso cristallizzato dentro una bolla di sapone che è l'aeroporto. Grande, gigantesco, rumoroso, colorato. Gente che arriva e gente che se ne va. Volti felici, pensierosi, pallidi o abbronzati, in attesa di sogni esotici o assorti nel ricapitolare giorni vissuti, attenti a prolungare il più possibile il non-momento del ritorno a casa. E nello spazio magnifico dell'aeroporto ancora si può fare.
Pensare all'isola di Keyodoo come la "nostra isola felice" riassume immediatamente il senso di appartenenza che tutto, nell'isola, ci ha fatto crescere dentro. Tutti cercano di appartenere a qualcosa, a qualcuno.
Noi ci siamo sentite di appartenere per un attimo alla sabbia bianca-calda, al sapore della polpa dei cocchi, alle risate e agli occhi dei bambini maldiviani, alla curiosità-educata degli uomini e delle donne di Keyodhoo,
all'amicizia, alla vicinanza ed al calore delle nostre due guide speciali.
Non c'è modo di ringraziare abbastanza chi riesce a darti il calore dell'appartenenza.
E per questo saremo sempre un po' in debito con un puntino di sabbia perso nell'oceano indiano.
Non sappiamo se torneremo mai a calpestare quella sabbia, ma ciò che è importante, è averla conosciuta e amata.
È importante sapere che il regno dei resort è il regno del "sorriso" e che il regno delle bomboniere di lusso scompare dentro una minuscola barca di legno lambita dalle minuscole onde di un mare tranquillo, caldo del sole che vi si è tuffato dentro da poco.
È vero, nel cielo, da quella minuscola barca, si leggeva Orione e la Croce del Sud, e le Pleiadi e il grande carro, come nel cielo che conosciamo e sul quale ci sappiamo orientare. Solo noi due però, sappiamo leggere su quel cielo un disegno trasparente, invisibile agli occhi di tutti gli altri, il tratto sottile è stato tracciato da tutte le emozioni vissute nella nostra piccola - grande vacanza.
Un giorno torneremo, lo so, e se anche le cose saranno cambiate non importerà, perché alzando gli occhi, troveremo ancora il nostro disegno lassù, ad aspettarci, tranquillo.
Scendono le lacrime in questo viaggio di ritorno ripensando alla pienezza di tutte le emozioni vissute.
È difficile trovare un modo per riassumere tutto perché le parole hanno un inizio ed una fine ed hanno bisogno di un confine che non sappiamo trovare.
Come dicevamo in una delle nostre lunghe chiacchierate in spiaggia forse questa esperienza ha riassunto lo stereotipo di "isola". È proprio vero che in qualche strano ed incomprensibile modo, arrivati qui, si lascia fuori tutto e si vive il presente. Almeno a noi due è successo così e ci siamo accorte solo alla fine della vacanza che delle nostre vite italiane non abbiamo quasi mai parlato, il presente ci assorbiva!
Credo che questa sia stata la vera magia di Keyodhoo: assaporare il presente senza pensare a nulla, perdersi negli occhi della gente, nelle colorate e calde acque maldiviane e sentirsi parte dello stesso cielo stellato.
Ed alla fine ti chiedi se riuscirai a tenere vivo tutto questo anche nel tuo presente o se la tua vita ti riprenderà come faceva prima e ti riassorbirà completamente. È inevitabile che sarà la seconda ipotesi ad avere la meglio, ma c'è una differenza, oggi...
ora sappiamo che la "nostra piccola isola felice" c'è!
C'è, ed è in mezzo all'oceano Indiano e se un giorno avremo bisogno di lei, della sua energia e del calore che ha saputo darci...beh , sapremo come trovarla!
Grazie Maldive Alternative, grazie a Claudia, grazie a Keyodhoo, alla spiaggia bianca, al mare dalle mille sfumature, all'ombra delle palme, al nostro coloratissimo dhoni, ai pesci pescati e a quelli non pescati, alla piccola barchetta di legno di Mario, grazie ad Alibè e Musabè per i loro silenzi gentili, grazie a Sheefu, Iba, Alco, Aki e tutti i meravigliosi sorrisi dei bambini dell'isola, grazie a Sofoora ed alla sua elegante compagnia, grazie a Casa Due Palme, al canto del muezzin, a Carrom e alle sfide all'ultimo sangue. Grazie al pesce fresco mangiato ogni giorno, grazie al sole che è stato moderatamente indulgente, alle nuvole che non sono mai arrivate ed infine... grazie a Idris e Mario, i nostri due piccoli grandi angeli custodi!
Pensare all'isola di Keyodoo come la "nostra isola felice" riassume immediatamente il senso di appartenenza che tutto, nell'isola, ci ha fatto crescere dentro. Tutti cercano di appartenere a qualcosa, a qualcuno.
Noi ci siamo sentite di appartenere per un attimo alla sabbia bianca-calda, al sapore della polpa dei cocchi, alle risate e agli occhi dei bambini maldiviani, alla curiosità-educata degli uomini e delle donne di Keyodhoo,
all'amicizia, alla vicinanza ed al calore delle nostre due guide speciali.
Non c'è modo di ringraziare abbastanza chi riesce a darti il calore dell'appartenenza.
E per questo saremo sempre un po' in debito con un puntino di sabbia perso nell'oceano indiano.
Non sappiamo se torneremo mai a calpestare quella sabbia, ma ciò che è importante, è averla conosciuta e amata.
È importante sapere che il regno dei resort è il regno del "sorriso" e che il regno delle bomboniere di lusso scompare dentro una minuscola barca di legno lambita dalle minuscole onde di un mare tranquillo, caldo del sole che vi si è tuffato dentro da poco.
È vero, nel cielo, da quella minuscola barca, si leggeva Orione e la Croce del Sud, e le Pleiadi e il grande carro, come nel cielo che conosciamo e sul quale ci sappiamo orientare. Solo noi due però, sappiamo leggere su quel cielo un disegno trasparente, invisibile agli occhi di tutti gli altri, il tratto sottile è stato tracciato da tutte le emozioni vissute nella nostra piccola - grande vacanza.
Un giorno torneremo, lo so, e se anche le cose saranno cambiate non importerà, perché alzando gli occhi, troveremo ancora il nostro disegno lassù, ad aspettarci, tranquillo.
Scendono le lacrime in questo viaggio di ritorno ripensando alla pienezza di tutte le emozioni vissute.
È difficile trovare un modo per riassumere tutto perché le parole hanno un inizio ed una fine ed hanno bisogno di un confine che non sappiamo trovare.
Come dicevamo in una delle nostre lunghe chiacchierate in spiaggia forse questa esperienza ha riassunto lo stereotipo di "isola". È proprio vero che in qualche strano ed incomprensibile modo, arrivati qui, si lascia fuori tutto e si vive il presente. Almeno a noi due è successo così e ci siamo accorte solo alla fine della vacanza che delle nostre vite italiane non abbiamo quasi mai parlato, il presente ci assorbiva!
Credo che questa sia stata la vera magia di Keyodhoo: assaporare il presente senza pensare a nulla, perdersi negli occhi della gente, nelle colorate e calde acque maldiviane e sentirsi parte dello stesso cielo stellato.
Ed alla fine ti chiedi se riuscirai a tenere vivo tutto questo anche nel tuo presente o se la tua vita ti riprenderà come faceva prima e ti riassorbirà completamente. È inevitabile che sarà la seconda ipotesi ad avere la meglio, ma c'è una differenza, oggi...
ora sappiamo che la "nostra piccola isola felice" c'è!
C'è, ed è in mezzo all'oceano Indiano e se un giorno avremo bisogno di lei, della sua energia e del calore che ha saputo darci...beh , sapremo come trovarla!
Grazie Maldive Alternative, grazie a Claudia, grazie a Keyodhoo, alla spiaggia bianca, al mare dalle mille sfumature, all'ombra delle palme, al nostro coloratissimo dhoni, ai pesci pescati e a quelli non pescati, alla piccola barchetta di legno di Mario, grazie ad Alibè e Musabè per i loro silenzi gentili, grazie a Sheefu, Iba, Alco, Aki e tutti i meravigliosi sorrisi dei bambini dell'isola, grazie a Sofoora ed alla sua elegante compagnia, grazie a Casa Due Palme, al canto del muezzin, a Carrom e alle sfide all'ultimo sangue. Grazie al pesce fresco mangiato ogni giorno, grazie al sole che è stato moderatamente indulgente, alle nuvole che non sono mai arrivate ed infine... grazie a Idris e Mario, i nostri due piccoli grandi angeli custodi!