Mamma mia che sfaticata!
Il tentare di vedere più cose possibile da una parte è una gran cosa, dall'altra però sento che non mi ha dato il tempo per respirare un po’ e lasciare spazio alle immagini e le emozioni che mi si catapultavano davanti e forse questo è uno dei principali motivi per i quali ho la sensazione di aver fatto fatica a comprenderle davvero questo popolo.
Questo viaggio prima di tutto mi ha fatto scoprire un lato di me (che in parte già conoscevo, ma non sapevo potesse essere così potente): il mio modo di STARE davvero sulle cose, senza contaminarle da macchinazioni mentali, è usare la mia macchina fotografica.
Quando fotografo non penso, lascio da parte me stessa e semplicemente STO. STO sul soggetto, STO sulle emozioni che mi trasmette, lascio fluire ed i miei problemi in quei momenti perdono di consistenza. Con la mia macchina fotografica non mi sento mai sola.
La popolazione Cinese inoltre offre decisamente molti spunti per il mio obiettivo, i bambini hanno dei lineamenti splendidi ed i vecchi, con le loro rughe marcate, parlano da soli.
In una settimana sono riuscita a fare quasi 1.500 foto, ma di una cosa sono certa questa volta: non morirò di nostalgia nel riguardarle e selezionarle.
Il tentare di vedere più cose possibile da una parte è una gran cosa, dall'altra però sento che non mi ha dato il tempo per respirare un po’ e lasciare spazio alle immagini e le emozioni che mi si catapultavano davanti e forse questo è uno dei principali motivi per i quali ho la sensazione di aver fatto fatica a comprenderle davvero questo popolo.
Questo viaggio prima di tutto mi ha fatto scoprire un lato di me (che in parte già conoscevo, ma non sapevo potesse essere così potente): il mio modo di STARE davvero sulle cose, senza contaminarle da macchinazioni mentali, è usare la mia macchina fotografica.
Quando fotografo non penso, lascio da parte me stessa e semplicemente STO. STO sul soggetto, STO sulle emozioni che mi trasmette, lascio fluire ed i miei problemi in quei momenti perdono di consistenza. Con la mia macchina fotografica non mi sento mai sola.
La popolazione Cinese inoltre offre decisamente molti spunti per il mio obiettivo, i bambini hanno dei lineamenti splendidi ed i vecchi, con le loro rughe marcate, parlano da soli.
In una settimana sono riuscita a fare quasi 1.500 foto, ma di una cosa sono certa questa volta: non morirò di nostalgia nel riguardarle e selezionarle.
Il nostro primo approccio con la cultura cinese è stato decisamente un benvenuto alternativo: 19 persone in un autobus da 20 posti (a misura cinese) senza nessunissimo spazio per i bagagli. Ringraziamo le infanzie passate a giocare a tetris per l'incastro di persone e bagagli che ci hanno aiutato ad ottimizzare degli spazi per arrivare fino al centro di Shangahi! Il furgone non ha nemmeno il contachilometri funzionante e l'autista schiva pericolosamente gli ostacoli della strada con il solo obiettivo di fare più velocemente possibile. A Shanghai ci aspettano Lin e suo cugino Ke Da. Entrambi hanno vissuto tanti anni in Italia e parlano un italiano perfetto.
Lin, oltre ad essere un amico ed il motivo principale del nostro viaggio, sarà la nostra guida durante questa settimana, con programma intenso ed organizzato in modo impeccabile.
Ke Da durante la visita a Shanghai mi racconta un po' di aneddoti interessanti sulla cultura e la situazione politica cinese.
Uno dei tanti è che in Cina pare che sia proibito ai medici comunicare ai genitori il sesso dei nascituri, questo perché il numero delle nascite è limitato, solo da qualche anno è permesso (solo ai genitori figli unici) di avere il secondo un figlio e Ke Da mi spiega che se la gente sapesse di avere una femmina, con la prospettiva di non poter mai più provare ad avere un maschio, allora le probabilità di scegliere per un aborto aumenterebbero enormemente e la popolazione femminile cinese calerebbe drasticamente. Tuttavia i medici spesso, se profumatamente pagati, trovano un modo per scampare al reato e riuscire a dare risposta alle richieste dei pazienti girando intorno alla cosa: "vi consiglio di comperare tante scarpette rosa nei prossimo giorni". Che hanno detto? Mica gli hanno detto il sesso del nascituro?! Non trasgrediscono la legge loro! :-)
Ke Da mi racconta che i cinesi sono un popolo poco religioso e molto superstizioso, questo perchè fino a pochi anni fa la religione era proibita, non c'era libera espressione, il regime era la loro religione. Questa veniva sostituita dalla superstizione: spesso negli edifici manca il numero "4", numero che i cinesi considerano maledetto poiché la pronuncia di questo numero (qualcosa che suona tipo "ZZS") è molto simile a quella della parola "morte". In Cina non si costruiscono mai edifici di fronte alla facciata di un edificio religioso e tutte le stanze degli edifici circostanti che hanno la visuale rivolta al tempio costano la metà rispetto alle altre stanze dello stesso palazzo: si dice che poichè il tempio attira a se la fortuna, la ruba a te che ci abiti o lavori di fianco e lo stai guardando.
Lin, oltre ad essere un amico ed il motivo principale del nostro viaggio, sarà la nostra guida durante questa settimana, con programma intenso ed organizzato in modo impeccabile.
Ke Da durante la visita a Shanghai mi racconta un po' di aneddoti interessanti sulla cultura e la situazione politica cinese.
Uno dei tanti è che in Cina pare che sia proibito ai medici comunicare ai genitori il sesso dei nascituri, questo perché il numero delle nascite è limitato, solo da qualche anno è permesso (solo ai genitori figli unici) di avere il secondo un figlio e Ke Da mi spiega che se la gente sapesse di avere una femmina, con la prospettiva di non poter mai più provare ad avere un maschio, allora le probabilità di scegliere per un aborto aumenterebbero enormemente e la popolazione femminile cinese calerebbe drasticamente. Tuttavia i medici spesso, se profumatamente pagati, trovano un modo per scampare al reato e riuscire a dare risposta alle richieste dei pazienti girando intorno alla cosa: "vi consiglio di comperare tante scarpette rosa nei prossimo giorni". Che hanno detto? Mica gli hanno detto il sesso del nascituro?! Non trasgrediscono la legge loro! :-)
Ke Da mi racconta che i cinesi sono un popolo poco religioso e molto superstizioso, questo perchè fino a pochi anni fa la religione era proibita, non c'era libera espressione, il regime era la loro religione. Questa veniva sostituita dalla superstizione: spesso negli edifici manca il numero "4", numero che i cinesi considerano maledetto poiché la pronuncia di questo numero (qualcosa che suona tipo "ZZS") è molto simile a quella della parola "morte". In Cina non si costruiscono mai edifici di fronte alla facciata di un edificio religioso e tutte le stanze degli edifici circostanti che hanno la visuale rivolta al tempio costano la metà rispetto alle altre stanze dello stesso palazzo: si dice che poichè il tempio attira a se la fortuna, la ruba a te che ci abiti o lavori di fianco e lo stai guardando.
Qualche sprazzo di Cina mi è piaciuto molto: i colori sgargianti e la maestosità della città proibita e la maniacale cura per ogni suo piccolo dettaglio, le casette in legno ed il tempio in cima alla collina della zona storica di Ciqikou, vicino a Chongqing, le mangiate in compagnia nei vari ristoranti, gli spiedini di scorpioni, di serpenti e di bachi da seta ai mercatini di Pechino a (che non ho avuto il coraggio di mangiare ma che erano decisamente curiosi da vedere)… ma la mia sensazione generale è che il popolo cinese abbia, passatemi l’espressione un po’ forte, “venduto l’anima al diavolo”. Ho la sensazione che la Cina, con le sue grandi tradizioni, con le sue ideologie e la sua profonda conoscenza e coscienza del corpo, la Cina maestra di nuovi modi di vedere la medicina, maestra di pensiero, la Cina con le sue arti e la sua calma interiore stia marciando ad una velocità incontrollata verso una direzione che la sta portando a perdere tutto questo prima ancora di potersene rendere conto, nel nome di grattacieli all’americana che spuntano in ogni angolo, tecnologie all’ultimo grido e avidità di un progresso disorientante perché troppo, troppo veloce.
E questa gente, che non conosceva tutto questo, all’improvviso si accorge che vivere nell’agio è bello, che la tecnologia è una figata e tutto diventa una droga, un continuo non averne abbastanza perché si rendono conto che possono avere di più, di più e ancora di più… a volte mi sono sembrate delle “bestie affamate”. Una tigre quando ha fame vede solo il suo obiettivo, non importa che cosa stia succedendo intorno a lei e quante vite dovrà calpestare, l’importante è azzannare la sua preda. Questa sensazione generale l’ho avuta osservando le piccole cose, gli atteggiamenti di chi incontravo nel quotidiano: dal non fermarsi mai a far passare chi attraversa la strada perché non c’è tempo al non rispettare mai le file, dalla noncuranza di passare davanti a chi si sta facendo una foto al farti passare la voglia di andare a vedere una stanza della città proibita per non dover fare a gomitate con chi vuole arrivare prima a tutti i costi, dal tono molto alto della voce ed il continuo strillare (sembrano sempre perennemente incazzati) all’insistenza di chi vuole assolutamente venderti qualche cosa anche nei momenti meno opportuni. Nell'affermare tutto questo preciso però che il nostro viaggio si è fermato alla visita delle grandi città e che probabilmente in campagna la situazione è molto diversa.
E questa gente, che non conosceva tutto questo, all’improvviso si accorge che vivere nell’agio è bello, che la tecnologia è una figata e tutto diventa una droga, un continuo non averne abbastanza perché si rendono conto che possono avere di più, di più e ancora di più… a volte mi sono sembrate delle “bestie affamate”. Una tigre quando ha fame vede solo il suo obiettivo, non importa che cosa stia succedendo intorno a lei e quante vite dovrà calpestare, l’importante è azzannare la sua preda. Questa sensazione generale l’ho avuta osservando le piccole cose, gli atteggiamenti di chi incontravo nel quotidiano: dal non fermarsi mai a far passare chi attraversa la strada perché non c’è tempo al non rispettare mai le file, dalla noncuranza di passare davanti a chi si sta facendo una foto al farti passare la voglia di andare a vedere una stanza della città proibita per non dover fare a gomitate con chi vuole arrivare prima a tutti i costi, dal tono molto alto della voce ed il continuo strillare (sembrano sempre perennemente incazzati) all’insistenza di chi vuole assolutamente venderti qualche cosa anche nei momenti meno opportuni. Nell'affermare tutto questo preciso però che il nostro viaggio si è fermato alla visita delle grandi città e che probabilmente in campagna la situazione è molto diversa.
Il tentativo di imitare la cultura occidentale, soprattutto americana, è comunque palpabile in ogni angolo della città a partire dagli edifici ultramoderni di Shanghai fino ad arrivare al modo di apparire all'occidentale della gente, reinterpretato nella versione “chinese style”: i giovani ragazzi hanno spesso delle pettinature gonfiate, matcheate ed estremamente fashion, girano per strada con occhiali senza lenti perché va di moda, le giovani ragazze portano in giro per le zone più moderne del progresso i loro visi super truccati ed i loro corpi coperti da minigonne inguinali e tacchi alti… tutto un po’ vuoto e stonato ai miei occhi. I cinesi amano l'occidente al punto di fermarci spesso lungo la strada per chiederci di poter scattare una foto con noi!
Anche il matrimonio di Lin e Sunny sembrava un talk show americano: pieno di luci colorate e bolle di sapone. Basta pensare che fanno un album di matrimonio in uno studio un mese prima del matrimonio dove si cambiano 8 vestiti a testa e, il giorno delle nozze, per una mezza giornata di festeggiamenti la sposa si è cambiata quattro vestiti! :-)
Anche il matrimonio di Lin e Sunny sembrava un talk show americano: pieno di luci colorate e bolle di sapone. Basta pensare che fanno un album di matrimonio in uno studio un mese prima del matrimonio dove si cambiano 8 vestiti a testa e, il giorno delle nozze, per una mezza giornata di festeggiamenti la sposa si è cambiata quattro vestiti! :-)
In Cina non mi sono mai sentita in pericolo in queste grandi metropoli, i cinesi mi passano la sensazione di essere avidi di avere di più, ma sempre nel rispetto delle regole del gioco. Non ho mai sentito la paura di essere derubata o minacciata, in metropolitana, camminando in mezzo alle vie piene di gente, nelle stazioni dei treni e nemmeno alla sera quando in pochi intimi ci si allontanava dal gruppo per addentrarci tra i quartieri popolari. Ho realizzato di aver sentito questa sensazione solo una volta arrivata all’aeroporto di Milano quando, seduta al tavolo di un caffè con i bagagli un po’ al di fuori del nostro raggio visivo, per la prima volta dopo 10 giorni mi sono ritrovata a pensare “aspetta che tengo d’occhio la valigia che qui sono in Italia, non sono mica in Cina”. Forse questo viene dal fatto che il loro regime è talmente severo con chi infrange la legge che i cinesi ci pensano bene prima di fare qualsiasi cosa che non sia nel rispetto delle regole o forse è tutto solamente una mia personale sensazione e poi alla fine il pericolo e ma semplicemente io non l'ho percepito.
Il popolo cinese poi è straordinariamente efficiente. Sarà anche perché la loro tecnologia spesso è all’ultimo grido, ma l’aria che si respira è decisamente diversa da quella “cazzona” che spesso si percepisce in Italia. All’arrivo all’aeroporto di Milano abbiamo atteso mezz’ora i bagagli, uno è andato perso, uno è arrivato danneggiato; in Cina abbiamo preso 4 aerei e un treno veloce e nessun ritardo, non abbiamo mai atteso una valigia. Laggiù, se tutto è nella norma, ogni cosa funziona perfettamente con puntualità ed efficienza massima.
Il problema però sta proprio ne fatto che tutto deve essere NELLA NORMA perché se succede qualche imprevisto i cinesi vanno nel panico, spesso non sono in grado di gestirlo. Sono rigidi e rigorosi nel rispettare le procedure alla perfezione, ma questo toglie loro lo spirito di iniziativa e l’elasticità mentale di trovare una soluzione alternativa quando qualcosa esce dagli schemi. Credo che si possa in qualche modo fare un collegamento tra questo e la rigidità del sistema politico in cui si trovano a vivere.
Il popolo cinese poi è straordinariamente efficiente. Sarà anche perché la loro tecnologia spesso è all’ultimo grido, ma l’aria che si respira è decisamente diversa da quella “cazzona” che spesso si percepisce in Italia. All’arrivo all’aeroporto di Milano abbiamo atteso mezz’ora i bagagli, uno è andato perso, uno è arrivato danneggiato; in Cina abbiamo preso 4 aerei e un treno veloce e nessun ritardo, non abbiamo mai atteso una valigia. Laggiù, se tutto è nella norma, ogni cosa funziona perfettamente con puntualità ed efficienza massima.
Il problema però sta proprio ne fatto che tutto deve essere NELLA NORMA perché se succede qualche imprevisto i cinesi vanno nel panico, spesso non sono in grado di gestirlo. Sono rigidi e rigorosi nel rispettare le procedure alla perfezione, ma questo toglie loro lo spirito di iniziativa e l’elasticità mentale di trovare una soluzione alternativa quando qualcosa esce dagli schemi. Credo che si possa in qualche modo fare un collegamento tra questo e la rigidità del sistema politico in cui si trovano a vivere.
Una cosa che mi ha colpito di questo popolo è che ridono poco, certo devo tenere in considerazione che io vengo da un popolo latino, per il quale l’espansività è una delle caratteristiche predominanti, ma il popolo cinese mi da la sensazione di essere molto bloccato nelle emozioni, come se fossero ancora una volta ingabbiati dentro ad una rigidità predefinita alla quale è un peccato trasgredire.
Nonostante il progresso la donna cinese è ancora in qualche modo “al servizio” dell’uomo. Questo fenomeno, per quanto probabilmente si stia via via affievolendo a causa dell’imitazione della cultura occidentale è tuttavia ancora palpabile in molte situazioni: al matrimonio di Lin, per esempio, tutta l'evento era incentrata su di lui: solo dopo una lunga intervista allo sposo, a circa metà della cerimonia, è comparsa la sposa che non ha detto una parola. Se chiedi ad un cinese che ha vissuto molti anni in occidente perché non ha mai pensato ad una donna occidentale come compagna la sua risposta è “perché ad una donna occidentale non posso far fare le cose che faccio fare ad una cinese”.. e questo forse spiega molto del fascino che la donna orientale ha su molti uomini occidentali…
Nonostante il progresso la donna cinese è ancora in qualche modo “al servizio” dell’uomo. Questo fenomeno, per quanto probabilmente si stia via via affievolendo a causa dell’imitazione della cultura occidentale è tuttavia ancora palpabile in molte situazioni: al matrimonio di Lin, per esempio, tutta l'evento era incentrata su di lui: solo dopo una lunga intervista allo sposo, a circa metà della cerimonia, è comparsa la sposa che non ha detto una parola. Se chiedi ad un cinese che ha vissuto molti anni in occidente perché non ha mai pensato ad una donna occidentale come compagna la sua risposta è “perché ad una donna occidentale non posso far fare le cose che faccio fare ad una cinese”.. e questo forse spiega molto del fascino che la donna orientale ha su molti uomini occidentali…
Ah, un’ultima cosa, è vero che i cinesi mangiano di tutto, scorpioni, bachi da seta, serpenti, ma non è vero che non ci sono cani e gatti, ho visto persino dei cani colorati in modo kitchissimo e dei gatti al guinzaglio! :-)