martedì 02.03.2010 Keyodhoo
Atterriamo all’aeroporto di Male con quasi un’ora di ritardo a causa del diluvio universale di Dubai.
Siamo stanchissime e non vediamo l’ora di arrivare all’isola per riposare un po’.
Usciamo dal recupero bagagli chiedendoci come riconosceremo la nostra guida, ma è più facile del previsto: Idris ci aspetta fuori dall’aeroporto con un bel sorriso ed un cartello sul quale c’è scritto a caratteri cubitali “Anna Capretta”!
L’aria è caldissima ed il sole scotta, il che è meraviglioso arrivando dall’Italia dove le ultime news parlano di una bufera di neve!
Il viaggio con la barca veloce in direzione Keyodhoo dura circa un’ora e mezza; Anna, appena salita a bordo, si assicura che il mare non sia troppo mosso esponendo i suoi problemi di navigazione, guadagniamo in questo modo un percorso interno attraverso gli atolli che separano Malè da Keyodhoo.
Il viaggio è spettacolare! Il mare ha delle sfumature meravigliose ed io ed Anna abbiamo la sensazione di essere dentro un catalogo… La tentazione di scattare qualche foto ha la meglio sulla stanchezza ed io apro le danze del nostro foto-reportage!
Arriviamo a Keyodhoo intorno all’ora di pranzo, è emozionante vedere l’isola per la prima volta da lontano ed entrare nel piccolo porticciolo dall’acqua color smeraldo dove ci aspettano Sofoora, la moglie di Idris e la piccola Iba, la loro bimba di quasi quattro anni.
La prima sensazione è ottima. Ci accolgono con un curumbà fresco (si tratta del cocco quando non è ancora maturo dal quale si beve la polpa). Buonissimo!
Idris ci accompagna nella nostra stanza del club. E’ un po’ piccina, ma con una splendida vista sul mare.
C’è un piccolo problema con il condizionatore e la stanza è un po’ allagata, ma i maldiviani risolvono la cosa senza troppe complicazioni.
Idris ci da mezz’ora per sistemare le nostre cose. L’appuntamento è al ristorante di sotto per il nostro primo pranzo maldiviano. Ci sono circa una decina di piatti pieni zeppi di riso, pesce, pasta, verdura, frutta e chi piùne ha più ne metta… meraviglia per il nostro palato!
Dopo pranzo il nostro fisico, provato dal lungo viaggio, invoca pietà. Dormiamo un paio d’ore ed alle 17.00 èprevista la visita dell’isola. Qui conosciamo Mario, un piccolo maldiviano sempre sorridente e molto divertente che ci va subito a genio! Ovviamente Mario non è il suo vero nome ma a lui piace farsi chiamare così!
Le strade di Keyodhoo sono tutte di sabbia, non ci sono macchine, ne moto. L’unico mezzo alternativo alle classiche infradito sono le biciclette. Che pace!
Dopo la visita alla spiaggia dell’isola, Idris ci porta a vedere il suo negozietto ed infine Casa Due Palme. Io ed Anna ce ne innamoriamo all’istante. Incanaliamo così il nostro desiderio verso quelle stanze, ignare del fatto che, entro sera, sarebbe stato così facile ottenere di trasferirci lì!
E’ ormai l’ora del tramonto e, in riva al mare, vicino al porto, incontriamo Kyoko, una ragazza giapponese che vive da sei mesi a Keyodhoo per lavorare con i bambini. In quel momento sta insegnando ad un bimbo a suonare una piccola chitarra.
Tornando verso il club sentiamo per la prima volta il canto del muezzin, che scandirà le nostre giornate sull’isola. Questa cosa mi prende dentro, è come se potessi percepire la forza che si nasconde dietro a questi versi privi di significato per me e se desse il suo contributo nel rendere quest’isola ancora un po’ più vera e speciale. Ho la sensazione che questa preghiera sia una di quelle cose di cui senti la mancanza il giorno in cui decidi di andartene dopo una vita intera vissuta qui; una di quelle cose che sentendola per caso quando si è lontani ha il potere di riportarti immediatamente a casa ; una di quelle cose in grado di aprirti il cuore quando la senti tornando alla tua isola dopo un lungo viaggio.
Gli abitanti di Keyodhoo ci piacciono molto. Ci fa riflettere la felicità e la tranquillità che si legge nei loro occhi. Vivono di pesca e la vita nel villaggio è molto tranquilla.
All’imbrunire la piazza brulica di vita, di donne, di bambini… nessuno ha fretta, nessuno è stressato, la tranquillità qui regna sovrana.
Michy
Atterriamo all’aeroporto di Male con quasi un’ora di ritardo a causa del diluvio universale di Dubai.
Siamo stanchissime e non vediamo l’ora di arrivare all’isola per riposare un po’.
Usciamo dal recupero bagagli chiedendoci come riconosceremo la nostra guida, ma è più facile del previsto: Idris ci aspetta fuori dall’aeroporto con un bel sorriso ed un cartello sul quale c’è scritto a caratteri cubitali “Anna Capretta”!
L’aria è caldissima ed il sole scotta, il che è meraviglioso arrivando dall’Italia dove le ultime news parlano di una bufera di neve!
Il viaggio con la barca veloce in direzione Keyodhoo dura circa un’ora e mezza; Anna, appena salita a bordo, si assicura che il mare non sia troppo mosso esponendo i suoi problemi di navigazione, guadagniamo in questo modo un percorso interno attraverso gli atolli che separano Malè da Keyodhoo.
Il viaggio è spettacolare! Il mare ha delle sfumature meravigliose ed io ed Anna abbiamo la sensazione di essere dentro un catalogo… La tentazione di scattare qualche foto ha la meglio sulla stanchezza ed io apro le danze del nostro foto-reportage!
Arriviamo a Keyodhoo intorno all’ora di pranzo, è emozionante vedere l’isola per la prima volta da lontano ed entrare nel piccolo porticciolo dall’acqua color smeraldo dove ci aspettano Sofoora, la moglie di Idris e la piccola Iba, la loro bimba di quasi quattro anni.
La prima sensazione è ottima. Ci accolgono con un curumbà fresco (si tratta del cocco quando non è ancora maturo dal quale si beve la polpa). Buonissimo!
Idris ci accompagna nella nostra stanza del club. E’ un po’ piccina, ma con una splendida vista sul mare.
C’è un piccolo problema con il condizionatore e la stanza è un po’ allagata, ma i maldiviani risolvono la cosa senza troppe complicazioni.
Idris ci da mezz’ora per sistemare le nostre cose. L’appuntamento è al ristorante di sotto per il nostro primo pranzo maldiviano. Ci sono circa una decina di piatti pieni zeppi di riso, pesce, pasta, verdura, frutta e chi piùne ha più ne metta… meraviglia per il nostro palato!
Dopo pranzo il nostro fisico, provato dal lungo viaggio, invoca pietà. Dormiamo un paio d’ore ed alle 17.00 èprevista la visita dell’isola. Qui conosciamo Mario, un piccolo maldiviano sempre sorridente e molto divertente che ci va subito a genio! Ovviamente Mario non è il suo vero nome ma a lui piace farsi chiamare così!
Le strade di Keyodhoo sono tutte di sabbia, non ci sono macchine, ne moto. L’unico mezzo alternativo alle classiche infradito sono le biciclette. Che pace!
Dopo la visita alla spiaggia dell’isola, Idris ci porta a vedere il suo negozietto ed infine Casa Due Palme. Io ed Anna ce ne innamoriamo all’istante. Incanaliamo così il nostro desiderio verso quelle stanze, ignare del fatto che, entro sera, sarebbe stato così facile ottenere di trasferirci lì!
E’ ormai l’ora del tramonto e, in riva al mare, vicino al porto, incontriamo Kyoko, una ragazza giapponese che vive da sei mesi a Keyodhoo per lavorare con i bambini. In quel momento sta insegnando ad un bimbo a suonare una piccola chitarra.
Tornando verso il club sentiamo per la prima volta il canto del muezzin, che scandirà le nostre giornate sull’isola. Questa cosa mi prende dentro, è come se potessi percepire la forza che si nasconde dietro a questi versi privi di significato per me e se desse il suo contributo nel rendere quest’isola ancora un po’ più vera e speciale. Ho la sensazione che questa preghiera sia una di quelle cose di cui senti la mancanza il giorno in cui decidi di andartene dopo una vita intera vissuta qui; una di quelle cose che sentendola per caso quando si è lontani ha il potere di riportarti immediatamente a casa ; una di quelle cose in grado di aprirti il cuore quando la senti tornando alla tua isola dopo un lungo viaggio.
Gli abitanti di Keyodhoo ci piacciono molto. Ci fa riflettere la felicità e la tranquillità che si legge nei loro occhi. Vivono di pesca e la vita nel villaggio è molto tranquilla.
All’imbrunire la piazza brulica di vita, di donne, di bambini… nessuno ha fretta, nessuno è stressato, la tranquillità qui regna sovrana.
Michy
mercoledì 03.03.2010 Hulhidhoo
Siamo ad Hulhidhoo, un’isola deserta distante tre isole, ovvero 20 minuti, da Keyodhoo.
È piccolina e, escludendo una sterminata popolazione di paguri, è completamente deserta.Solo noi quattro oggi calpestiamo queste spiagge: io, Anna, Idris e Mario.
Arriviamo con la barchetta di Mario intorno alle 9:00, quando il sole ancora non è troppo aggressivo, ed è previsto di rientrare per il pranzo al ristorante del club.
L’isola è molto bella, piccina e piena di palme. L’unica cosa che ci lascia un po’ perplesse è che ci sono un sacco di immondizie. È un peccato per un paradiso del genere!
Mario ed Idris si fermano giusto il tempo di fissare la barca e poi ci lasciano sotto le palme e si dirigono nella parte senza vegetazione dell’isola. Dopo poco non resistiamo e li raggiungiamo, un po’ spinte dalla curiosità di vedere che cosa nasconde Hulhidhoo e un po’ perché abbiamo voglia di conoscerli, di condividere questa nostro viaggio con la loro cultura, scoprire il loro modo di vedere la vita ed il loro modo di vivere questi meravigliosi luoghi. Li troviamo in acqua, con un filo da pesca in una mano ed una bottiglia di plastica sulla quale arrotolarlo nell’altra. Si perché qui alle Maldive spesso si pesca senza la canna, direttamente con il filo in mano.
I nostri due amici, quando ci vedono, escono dall’acqua completamente vestiti. Nessun maldiviano, infatti, utilizza il costume da bagno, non ci si spoglia per gettarsi in acqua, qui il senso del pudore è su un piano diverso rispetto alla nostra cultura e scoprirsi non rientra nelle loro usanze. Le donne sono sempre completamente coperte: pantaloni o gonna lunga, maglia maniche lunghe e velo che copre i capelli.
Mario ha trovato una stella marina, le scattiamo qualche foto prima di restituita alla sua casa-mare.
Insieme a loro completiamo il giro dell’isola. La parte opposta alla spiaggia dove siamo approdati è più sassosa così la attraversiamo velocemente.
Tornati alla spiaggia Mario con agilità scala una palma per raccogliere due dissetanti curumbà per me ed Anna.
Qui la frutta è buonissima ed una fettina di cocco e del succo di curumbà sono ideali per ristorarci prima di affrontare il nostro primo snorkeling sulla barriera corallina!
Idris ci fa da guida e ci racconta gli abitanti del fondale. I pesci sono coloratissimi. Io ed Anna quasi anneghiamo scoppiando a ridere alla vista di alcuni buffi pesci che noi abbiamo nominato “pesci Pinocchio” con un buffo corno vicino alla bocca.
Intorno all’una facciamo rientro a Keyodhoo. Il pranzo ci aspetta, abbondante come sempre. Ci rimpinziamo per bene (come dire no a tutto questo ben di Dio???) e dopo pranzo facciamo un giretto per il villaggio. Ogni angolo di questo posto è una foto: colori, bambini, scorci bellissimi si susseguono uno dopo l’altro. lungo la strada conosciamo il piccolo Aky ed il suo babbo, bellissimi!
Alle 17.00 si parte con il dhoni per la nostra prima uscita di pesca a bolentino. Con noi ci Sono Idris, Mario, Alibè, Anir, un ragazzo dalle spiccate doti di apnea di cui non ricordo il nome (Alibè?!?) e quello che loro chiamano “il capitano”, alla guida del dhoni. Anna è un po’ preoccupata all’idea di stare ferma per lungo tempo su una barca in mezzo al mare, ma le cose vanno per il meglio. Io pesco un dentice ed altri due pescetti di cui non ricordo il nome, Anna una cernia ed un pesce Garibaldi.
È una meraviglia essere in mare aperto alla sera. Guardo il cielo ed un po’ mi ritrovo a casa quando riconosco le Pleiadi
ed Orione, ma qui le stelle che si riescono a vedere sono milioni! Io ed Anna facciamo la strada del ritorno sdraiate a pancia in su sul tetto della barca, avvolte nel mio pareo fucsia per ripararci dall’aria tiepida dovuta alla navigazione. Tra una chiacchiera e l’altra arriva la nostra ciliegina sulla torta: avvistiamo una stella cadente. Ma cosa possiamo desiderare di più?? Niente desideri questa volta, solo un enorme Grazie per questo splendido presente!
Dopo la cena, poco dopo le 23.00, io ed Anna andiamo al club a prendere un gelato. Il negozio è già chiuso, ma il ragazzo ci apre lo stesso. Lì incontriamo Mario ed Anir che ci riaccompagnano a casa. Concludiamo la serata a “Casa due Palme” giocando con loro la nostra prima partita a Carrom e bevendo caffè italiano, la grande passione di Mario!
Michy
Siamo ad Hulhidhoo, un’isola deserta distante tre isole, ovvero 20 minuti, da Keyodhoo.
È piccolina e, escludendo una sterminata popolazione di paguri, è completamente deserta.Solo noi quattro oggi calpestiamo queste spiagge: io, Anna, Idris e Mario.
Arriviamo con la barchetta di Mario intorno alle 9:00, quando il sole ancora non è troppo aggressivo, ed è previsto di rientrare per il pranzo al ristorante del club.
L’isola è molto bella, piccina e piena di palme. L’unica cosa che ci lascia un po’ perplesse è che ci sono un sacco di immondizie. È un peccato per un paradiso del genere!
Mario ed Idris si fermano giusto il tempo di fissare la barca e poi ci lasciano sotto le palme e si dirigono nella parte senza vegetazione dell’isola. Dopo poco non resistiamo e li raggiungiamo, un po’ spinte dalla curiosità di vedere che cosa nasconde Hulhidhoo e un po’ perché abbiamo voglia di conoscerli, di condividere questa nostro viaggio con la loro cultura, scoprire il loro modo di vedere la vita ed il loro modo di vivere questi meravigliosi luoghi. Li troviamo in acqua, con un filo da pesca in una mano ed una bottiglia di plastica sulla quale arrotolarlo nell’altra. Si perché qui alle Maldive spesso si pesca senza la canna, direttamente con il filo in mano.
I nostri due amici, quando ci vedono, escono dall’acqua completamente vestiti. Nessun maldiviano, infatti, utilizza il costume da bagno, non ci si spoglia per gettarsi in acqua, qui il senso del pudore è su un piano diverso rispetto alla nostra cultura e scoprirsi non rientra nelle loro usanze. Le donne sono sempre completamente coperte: pantaloni o gonna lunga, maglia maniche lunghe e velo che copre i capelli.
Mario ha trovato una stella marina, le scattiamo qualche foto prima di restituita alla sua casa-mare.
Insieme a loro completiamo il giro dell’isola. La parte opposta alla spiaggia dove siamo approdati è più sassosa così la attraversiamo velocemente.
Tornati alla spiaggia Mario con agilità scala una palma per raccogliere due dissetanti curumbà per me ed Anna.
Qui la frutta è buonissima ed una fettina di cocco e del succo di curumbà sono ideali per ristorarci prima di affrontare il nostro primo snorkeling sulla barriera corallina!
Idris ci fa da guida e ci racconta gli abitanti del fondale. I pesci sono coloratissimi. Io ed Anna quasi anneghiamo scoppiando a ridere alla vista di alcuni buffi pesci che noi abbiamo nominato “pesci Pinocchio” con un buffo corno vicino alla bocca.
Intorno all’una facciamo rientro a Keyodhoo. Il pranzo ci aspetta, abbondante come sempre. Ci rimpinziamo per bene (come dire no a tutto questo ben di Dio???) e dopo pranzo facciamo un giretto per il villaggio. Ogni angolo di questo posto è una foto: colori, bambini, scorci bellissimi si susseguono uno dopo l’altro. lungo la strada conosciamo il piccolo Aky ed il suo babbo, bellissimi!
Alle 17.00 si parte con il dhoni per la nostra prima uscita di pesca a bolentino. Con noi ci Sono Idris, Mario, Alibè, Anir, un ragazzo dalle spiccate doti di apnea di cui non ricordo il nome (Alibè?!?) e quello che loro chiamano “il capitano”, alla guida del dhoni. Anna è un po’ preoccupata all’idea di stare ferma per lungo tempo su una barca in mezzo al mare, ma le cose vanno per il meglio. Io pesco un dentice ed altri due pescetti di cui non ricordo il nome, Anna una cernia ed un pesce Garibaldi.
È una meraviglia essere in mare aperto alla sera. Guardo il cielo ed un po’ mi ritrovo a casa quando riconosco le Pleiadi
ed Orione, ma qui le stelle che si riescono a vedere sono milioni! Io ed Anna facciamo la strada del ritorno sdraiate a pancia in su sul tetto della barca, avvolte nel mio pareo fucsia per ripararci dall’aria tiepida dovuta alla navigazione. Tra una chiacchiera e l’altra arriva la nostra ciliegina sulla torta: avvistiamo una stella cadente. Ma cosa possiamo desiderare di più?? Niente desideri questa volta, solo un enorme Grazie per questo splendido presente!
Dopo la cena, poco dopo le 23.00, io ed Anna andiamo al club a prendere un gelato. Il negozio è già chiuso, ma il ragazzo ci apre lo stesso. Lì incontriamo Mario ed Anir che ci riaccompagnano a casa. Concludiamo la serata a “Casa due Palme” giocando con loro la nostra prima partita a Carrom e bevendo caffè italiano, la grande passione di Mario!
Michy
giovedì 04.03.2010
Bodu Mohoraa
Siamo a Bodu Mohoraa, in questa isola incantevole il cui significato è “grande vita”.
Arrivando dal mare sembra di essere dentro una scatola di colori Caran d'Ache (che per chi non fosse esperto del settore sono i migliori colori a matita che ci sono in commercio!). Il mare è calmo e contiene tutte le tonalità dell’azzurro, la spiaggia è bianchissima e c’è una lingua di sabbia particolarmente adatta ai nostri scatti.
Al nostro arrivo ci sono due suggestivi pescatori con i piedi a mollo nel mare e una canna da pesca in mano. Qui è davvero un paradiso terrestre, gli scorci sono mozzafiato ed è impossibile smettere di guardare attraverso l’obiettivo. Anche Anna inizia ad appassionarsi e si imbatte nel fotografare un piccolo stormo di uccelli in riva al mare.
L’acqua è completamente trasparente e si vedono qua e là pesci giganti che nuotano tranquilli e indisturbati, scopriamo solo dopo che si tratta spesso di piccoli squali.
E mentre noi due ci perdiamo a fissare più emozioni ed immagini possibili nella nostra pellicola mnemonica e fotografica, Idris, Mario ed Alibè scompaiono all’interno di Bodu Mohoraa.
Il sole è cocente, così, quando tornano, li raggiungiamo in barca per il pranzo.
Il cibo abbonda anche sopra il dhoni! Idris ha portato via un sacco di ciotole piene zeppe di tramezzini, riso, verdura, frutta … come se non bastasse Mario ci cucina una pasta aglio-olio-peperoncino e del pesce fresco.
Noi, ovviamente, assaggiamo tutto! Qui alle Maldive una cosa è certa: non moriremo di fame!
Dopo esserci rilassate un po’ , a pancia piena, sperimentando assieme le funzioni della mia macchina fotografica, facciamo un po’ di snorkeling con Mario. Qui il fondale è sabbioso e non c’è molta barriera corallina da vedere, ma è comunque emozionante nuotare nelle trasparenti acque di questi luoghi.
Prima di tornare a casa Idris e Mario ci accompagnano a fare il giro dell’isola. Il lato esposto alla marea è pieno
zeppo di rifiuti. C’è l’assortimento di oggetti più disparati: lampadine giganti, innumerevoli bottiglie di plastica, taniche … il tutto mescolato a migliaia di paguri e agli altri abitanti dell’oceano indiano. Ci fa sorridere Mario, che raccoglie ed esplora attentamente ogni cosa per capire se in qualche modo si possa riutilizzare! Piange un po’ il cuore vedere un tale paradiso ridotto così e nella mia testolina fantastico di organizzare una spedizione “vacanza” alle Maldive per ripulire queste spiagge dai rifiuti! Una specie di versione maldiviana di “Spiagge e fondali puliti” sarebbe una figata!
Dalla parte opposta dell’isola c’è una palma praticamente quasi orizzontale sul mare. L’avevamo già vista nelle foto di Maldive Alternative, ma oggi c’è alta marea e parte del tronco è sommersa!
Idris ci accompagna una alla volta a fare una passeggiata sul tronco e scattare la classica foto, scacciando qua e la le razze che ci nuotano intorno.
Nel cuore dell’isola c’è una grande casa vuota, un po’ lasciata andare. Pare che questo posto sia un allevamento di cernie oramai in disuso, ma non appena ci si scosta dalla spiaggia le zanzare fanno colazione con il nostro sangue e questo è un ottimo motivo per tornare al mare verso il dhoni!
Nel viaggio di rientro verso la nostra piccola grande isola ci sediamo a prua e ci perdiamo in una lunga chiacchierata al punto di non accorgerci che il sole ci sta abbrustolendo lentamente.
Anna alla sera è di un colore tendente al violaceo ed io la inseguo a poche lunghezze di distanza!
Anche oggi la mia compagna di viaggio ha superato la prova “mal di barca”. Pare che qui ogni momento sia troppo prezioso e magico per sprecarlo a stare male, bisogna essere in forma per poter assaporare ogni istante!
Arrivate a Keyodhoo facciamo tappa alle tre palme davanti a casa di Mario, precisamente al “Mario’s park”, come lo chiama lui, dove ci attendono Sofoora, Iba, Mario e Sheefu. Gli occhi di questa bimba mi rapiscono. A Sheefu piace essere fotografata ed io…non chiedo di meglio!! Scatta il momento foto ed io ed Anna diamo libero sfogo ai nostri istinti fotografici. Farei prima ad elencare in realtà quali sono i momenti “non foto” quaggiù, considerato che non siamo ancora a metà del viaggio ed abbiamo già superato i 1.000 scatti!
Mario, intanto, con la sua tazza di caffè in mano è un uomo felice!
Dopo cena ci aspetta un’altra serata a giocare Carrom.
Le squadre sono “Michy - Idris” contro “Mario - Anna”. Mario è una macchina da guerra, non perde un centro e, quando io sbaglio e la posiziono “facile” per lui, prima di tirare mi sfotte dicendo “Grazie Michy, Mario finito ora!”. Tecnicamente non siamo competitivi, ma, magicamente all’ultimo recuperiamo e con un colpo di scena finale io ed Idris vinciamo la partita della serata.
Michy
Bodu Mohoraa
Siamo a Bodu Mohoraa, in questa isola incantevole il cui significato è “grande vita”.
Arrivando dal mare sembra di essere dentro una scatola di colori Caran d'Ache (che per chi non fosse esperto del settore sono i migliori colori a matita che ci sono in commercio!). Il mare è calmo e contiene tutte le tonalità dell’azzurro, la spiaggia è bianchissima e c’è una lingua di sabbia particolarmente adatta ai nostri scatti.
Al nostro arrivo ci sono due suggestivi pescatori con i piedi a mollo nel mare e una canna da pesca in mano. Qui è davvero un paradiso terrestre, gli scorci sono mozzafiato ed è impossibile smettere di guardare attraverso l’obiettivo. Anche Anna inizia ad appassionarsi e si imbatte nel fotografare un piccolo stormo di uccelli in riva al mare.
L’acqua è completamente trasparente e si vedono qua e là pesci giganti che nuotano tranquilli e indisturbati, scopriamo solo dopo che si tratta spesso di piccoli squali.
E mentre noi due ci perdiamo a fissare più emozioni ed immagini possibili nella nostra pellicola mnemonica e fotografica, Idris, Mario ed Alibè scompaiono all’interno di Bodu Mohoraa.
Il sole è cocente, così, quando tornano, li raggiungiamo in barca per il pranzo.
Il cibo abbonda anche sopra il dhoni! Idris ha portato via un sacco di ciotole piene zeppe di tramezzini, riso, verdura, frutta … come se non bastasse Mario ci cucina una pasta aglio-olio-peperoncino e del pesce fresco.
Noi, ovviamente, assaggiamo tutto! Qui alle Maldive una cosa è certa: non moriremo di fame!
Dopo esserci rilassate un po’ , a pancia piena, sperimentando assieme le funzioni della mia macchina fotografica, facciamo un po’ di snorkeling con Mario. Qui il fondale è sabbioso e non c’è molta barriera corallina da vedere, ma è comunque emozionante nuotare nelle trasparenti acque di questi luoghi.
Prima di tornare a casa Idris e Mario ci accompagnano a fare il giro dell’isola. Il lato esposto alla marea è pieno
zeppo di rifiuti. C’è l’assortimento di oggetti più disparati: lampadine giganti, innumerevoli bottiglie di plastica, taniche … il tutto mescolato a migliaia di paguri e agli altri abitanti dell’oceano indiano. Ci fa sorridere Mario, che raccoglie ed esplora attentamente ogni cosa per capire se in qualche modo si possa riutilizzare! Piange un po’ il cuore vedere un tale paradiso ridotto così e nella mia testolina fantastico di organizzare una spedizione “vacanza” alle Maldive per ripulire queste spiagge dai rifiuti! Una specie di versione maldiviana di “Spiagge e fondali puliti” sarebbe una figata!
Dalla parte opposta dell’isola c’è una palma praticamente quasi orizzontale sul mare. L’avevamo già vista nelle foto di Maldive Alternative, ma oggi c’è alta marea e parte del tronco è sommersa!
Idris ci accompagna una alla volta a fare una passeggiata sul tronco e scattare la classica foto, scacciando qua e la le razze che ci nuotano intorno.
Nel cuore dell’isola c’è una grande casa vuota, un po’ lasciata andare. Pare che questo posto sia un allevamento di cernie oramai in disuso, ma non appena ci si scosta dalla spiaggia le zanzare fanno colazione con il nostro sangue e questo è un ottimo motivo per tornare al mare verso il dhoni!
Nel viaggio di rientro verso la nostra piccola grande isola ci sediamo a prua e ci perdiamo in una lunga chiacchierata al punto di non accorgerci che il sole ci sta abbrustolendo lentamente.
Anna alla sera è di un colore tendente al violaceo ed io la inseguo a poche lunghezze di distanza!
Anche oggi la mia compagna di viaggio ha superato la prova “mal di barca”. Pare che qui ogni momento sia troppo prezioso e magico per sprecarlo a stare male, bisogna essere in forma per poter assaporare ogni istante!
Arrivate a Keyodhoo facciamo tappa alle tre palme davanti a casa di Mario, precisamente al “Mario’s park”, come lo chiama lui, dove ci attendono Sofoora, Iba, Mario e Sheefu. Gli occhi di questa bimba mi rapiscono. A Sheefu piace essere fotografata ed io…non chiedo di meglio!! Scatta il momento foto ed io ed Anna diamo libero sfogo ai nostri istinti fotografici. Farei prima ad elencare in realtà quali sono i momenti “non foto” quaggiù, considerato che non siamo ancora a metà del viaggio ed abbiamo già superato i 1.000 scatti!
Mario, intanto, con la sua tazza di caffè in mano è un uomo felice!
Dopo cena ci aspetta un’altra serata a giocare Carrom.
Le squadre sono “Michy - Idris” contro “Mario - Anna”. Mario è una macchina da guerra, non perde un centro e, quando io sbaglio e la posiziono “facile” per lui, prima di tirare mi sfotte dicendo “Grazie Michy, Mario finito ora!”. Tecnicamente non siamo competitivi, ma, magicamente all’ultimo recuperiamo e con un colpo di scena finale io ed Idris vinciamo la partita della serata.
Michy
Venerdì 05.03.2010 Felidhoo
Concludiamo il 4 sera imparando a costruire tovaglioli magici a forma di uccello e di fiore, che già ci ritroviamo a spegnere la sveglia del 5 marzo: suona implacabile alle 8:00 ed implacabile ritrova una Anna incavolata a causa dei “rumori notturni” e una Michy assopita che non ne ha avvertito manco mezzo. (perché si deve pregare proprio alle
4.30? Perché qui tutti alle 6.00 sono in piedi? Perché gli uccelli devono fischiare in quel modo assurdo tutta la notte? Mah… forse perché siamo alle Maldive… )
Oggi è venerdì, giorno di festa a Keyodhoo. La gente va a pregare in moschea. Claudia ci ha preventivamente avvisate delle usanze e per questo motivo oggi al risveglio siamo pronte ad un programma più scarno rispetto alle giornate trascorse fino ad ora.
La giornata prevede prima di tutto la solita colazione, che a mangiarla tutta potrebbe stroncare un uomo di mezza misura, a base di pane, marmellata e “massuni”, il tipico piatto locale a base di tonno, cocco e cipolla. So che l’accostamento potrebbe suonare bizzarro, ma vi assicuro che è delizioso! (Michy tenta di farcela, ma poi si arrende e conclude con il succo che secondo lei è buonissimo e secondo me è fatto con le bustine e pure annacquato … ecco perché siamo amiche, andiamo sempre d’accordo sulle piccole cose!)
Giro in barca per fare snorkeling (“stonkin” o “cronkin”, secondo il capo del baretto in cui mangiamo) nei fondali più belli, pranzo (…e la storia si ripete..), giro a visitare Felidhoo (l’isola con le antenne), dove veniamo accolti da Rape, l’amico di Idris che ci fa da guida e conclude mostrandoci la sua casa, la sua bellissima bimba, la sua collezione di uccellini ed il suo negozio (io compro un pareo e Michy una statuetta di legno uguale a quella che c’è dietro il nostro letto a Casa due Palme); ed infine pesca serale sulla barchetta di Mario...
Si, perché uno crede che dopo che è venuto a fare “stonkin” con te, a pranzo con te, a fare una camminata sotto il sole a 150° in un’isola che conosce come le sue tasche … uno crede che quando ti chiede “Bè… se VOLETE questa sera io e Mario si va a pesca con la barca di Mario... volete venire anche voi?” l’altro risponda “no, grazie” … e invece …
SI VA ANCHE A PESCAREEE!!!!!
Precisamente una murena, una seconda murena, uno squalo … e poi anche due dentici và, che non fanno mai male (soprattutto al palato)!
Tra vari “oh Dio”, “Peta” (qui imparano in fretta anche il veneto) starnuti accompagnati da sonore risate, ritorniamo a riva a notte inoltrata e ci imbattiamo in un allenamento di pallavolo femminile.
Si, perché anche il nostro piccolo atollo ha il suo torneo di pallavolo come si deve. A quanto sembra qui ci tengono molto, e a noi ha fatto “strano” vedere le donne del paese, tutte rigorosamente in una abbinata originale pantaloni da ginnastica-velo sul capo, allenarsi tra palleggi e schiacciate nel mezzo dell’oceano indiano al canto del muezzin (sempre lui, quello delle 4:00 del mattino e delle 4:00 del pomeriggio).
Dimenticavo di dire la nota originale e fortunata della giornata: abbiamo portato in barchetta una tartaruga gigante! Le abbiamo fatto tante foto e poi l’abbiamo
ributtata nella sua casa-mare… ci rimane il dubbio legittimo del suo destino: sarà mica morta di paura o sarà ancora viva e libera di sguazzare come l’aragosta???
Del resto si sa, qui poche certezze e tante sorprese, una dopo l’altra.
Se poi le sorprese sono tutte come quelle che abbiamo vissuto in questo 5 di marzo del 2010 allora non abbiamo più dubbi: vogliamo vivere qui!!!
(magari in compagnia, non come Kioko potendo scegliere! ).
A domani,
Anna
Aggiungo una piccola cosina. La barca di legno con la quale siamo andate a pesca pare fosse la seconda barca di Mario. “Mario tante barche”, dice lui!
Bè, a vederla ci si chiede se sia uno scherzo o se galleggi davvero, se non si smonterà nel bel mezzo del mare perché uno scarafaggio è salito sopra l’asse sbagliata… ma forse anche queste tavole traballanti hanno dato i loro contributo alla magia di quel momento. Il mare piatto come una pista da bowling, un cielo limpidissimo quasi disorientante da quante stelle si scorgono, il dondolio della barca a marcare ogni nostro minimo movimento, il silenzio tutto particolare e le ombre di Mario ed Idris nella loro massima espressione di pescatori maldiviani … roba da restarci secchi dalla felicità insomma… credo che, come quando con la macchina fotografica scegli di selezionare alcune immagini per non perderne il ricordo, la mia anima selezionerà questo momento tra quelli da mettere
nell’album della vita, quello dove dentro di te ritrovi le sensazioni più forti...
Ecco tutto, ora posso andare a nanna anch’io.
Ah, piccola nota: a sorpresa, io ed Idris abbiamo battuto Anna e Mario all’ultimo anche questa sera a Carrom!!! Yeah!!
Buona notte, Michy
Concludiamo il 4 sera imparando a costruire tovaglioli magici a forma di uccello e di fiore, che già ci ritroviamo a spegnere la sveglia del 5 marzo: suona implacabile alle 8:00 ed implacabile ritrova una Anna incavolata a causa dei “rumori notturni” e una Michy assopita che non ne ha avvertito manco mezzo. (perché si deve pregare proprio alle
4.30? Perché qui tutti alle 6.00 sono in piedi? Perché gli uccelli devono fischiare in quel modo assurdo tutta la notte? Mah… forse perché siamo alle Maldive… )
Oggi è venerdì, giorno di festa a Keyodhoo. La gente va a pregare in moschea. Claudia ci ha preventivamente avvisate delle usanze e per questo motivo oggi al risveglio siamo pronte ad un programma più scarno rispetto alle giornate trascorse fino ad ora.
La giornata prevede prima di tutto la solita colazione, che a mangiarla tutta potrebbe stroncare un uomo di mezza misura, a base di pane, marmellata e “massuni”, il tipico piatto locale a base di tonno, cocco e cipolla. So che l’accostamento potrebbe suonare bizzarro, ma vi assicuro che è delizioso! (Michy tenta di farcela, ma poi si arrende e conclude con il succo che secondo lei è buonissimo e secondo me è fatto con le bustine e pure annacquato … ecco perché siamo amiche, andiamo sempre d’accordo sulle piccole cose!)
Giro in barca per fare snorkeling (“stonkin” o “cronkin”, secondo il capo del baretto in cui mangiamo) nei fondali più belli, pranzo (…e la storia si ripete..), giro a visitare Felidhoo (l’isola con le antenne), dove veniamo accolti da Rape, l’amico di Idris che ci fa da guida e conclude mostrandoci la sua casa, la sua bellissima bimba, la sua collezione di uccellini ed il suo negozio (io compro un pareo e Michy una statuetta di legno uguale a quella che c’è dietro il nostro letto a Casa due Palme); ed infine pesca serale sulla barchetta di Mario...
Si, perché uno crede che dopo che è venuto a fare “stonkin” con te, a pranzo con te, a fare una camminata sotto il sole a 150° in un’isola che conosce come le sue tasche … uno crede che quando ti chiede “Bè… se VOLETE questa sera io e Mario si va a pesca con la barca di Mario... volete venire anche voi?” l’altro risponda “no, grazie” … e invece …
SI VA ANCHE A PESCAREEE!!!!!
Precisamente una murena, una seconda murena, uno squalo … e poi anche due dentici và, che non fanno mai male (soprattutto al palato)!
Tra vari “oh Dio”, “Peta” (qui imparano in fretta anche il veneto) starnuti accompagnati da sonore risate, ritorniamo a riva a notte inoltrata e ci imbattiamo in un allenamento di pallavolo femminile.
Si, perché anche il nostro piccolo atollo ha il suo torneo di pallavolo come si deve. A quanto sembra qui ci tengono molto, e a noi ha fatto “strano” vedere le donne del paese, tutte rigorosamente in una abbinata originale pantaloni da ginnastica-velo sul capo, allenarsi tra palleggi e schiacciate nel mezzo dell’oceano indiano al canto del muezzin (sempre lui, quello delle 4:00 del mattino e delle 4:00 del pomeriggio).
Dimenticavo di dire la nota originale e fortunata della giornata: abbiamo portato in barchetta una tartaruga gigante! Le abbiamo fatto tante foto e poi l’abbiamo
ributtata nella sua casa-mare… ci rimane il dubbio legittimo del suo destino: sarà mica morta di paura o sarà ancora viva e libera di sguazzare come l’aragosta???
Del resto si sa, qui poche certezze e tante sorprese, una dopo l’altra.
Se poi le sorprese sono tutte come quelle che abbiamo vissuto in questo 5 di marzo del 2010 allora non abbiamo più dubbi: vogliamo vivere qui!!!
(magari in compagnia, non come Kioko potendo scegliere! ).
A domani,
Anna
Aggiungo una piccola cosina. La barca di legno con la quale siamo andate a pesca pare fosse la seconda barca di Mario. “Mario tante barche”, dice lui!
Bè, a vederla ci si chiede se sia uno scherzo o se galleggi davvero, se non si smonterà nel bel mezzo del mare perché uno scarafaggio è salito sopra l’asse sbagliata… ma forse anche queste tavole traballanti hanno dato i loro contributo alla magia di quel momento. Il mare piatto come una pista da bowling, un cielo limpidissimo quasi disorientante da quante stelle si scorgono, il dondolio della barca a marcare ogni nostro minimo movimento, il silenzio tutto particolare e le ombre di Mario ed Idris nella loro massima espressione di pescatori maldiviani … roba da restarci secchi dalla felicità insomma… credo che, come quando con la macchina fotografica scegli di selezionare alcune immagini per non perderne il ricordo, la mia anima selezionerà questo momento tra quelli da mettere
nell’album della vita, quello dove dentro di te ritrovi le sensazioni più forti...
Ecco tutto, ora posso andare a nanna anch’io.
Ah, piccola nota: a sorpresa, io ed Idris abbiamo battuto Anna e Mario all’ultimo anche questa sera a Carrom!!! Yeah!!
Buona notte, Michy
Sabato 06.03.2010
Curunoufushi Finolò
Oggi gita a Curunoufushi Finolò, è quasi più grande il nome dell’isola!
“Finolò” in maldiviano significa “lingua di sabbia” il che rappresenta fedelmente il luogo privo di vegetazione dove passiamo la giornata.
Arrivati alla lingua di sabbia il paesaggio, ancora una volta, è spettacolare. Oggi sembra di essere dentro la scala pantone del blu!
Per arrivare alla spiaggia camminiamo un po’ in mezzo al mare tenendo gli zaini e la macchina sopra la testa (non potevamo mica rinunciare a fare le nostre foto???) perché il fondale è troppo basso perché il dhoni arrivi fino a riva.
Siamo noi, i nostri zaini, il dhoni, Idris, Alibè e una lunga distesa di sabbia. Nient’altro!
La voglia di nuotare in questo mare incantevole vince ogni altra intenzione e, mentre io ed Anna inseguiamo i pesciolini che ci nuotano accanto, Idris si prodiga per costruire la versione beach di “Casa Due Palme” con dei mezzi di fortuna. Il venticello caldo non facilita il lavoro, così gli diamo una mano a completare l’opera, trasformando la nostra capanna in una specie di suggestiva vela.
A mezzogiorno Idris ed Alibè ci preparano il solito pranzetto con i fiocchi: noodle al sugo di pesce (bunissimi!!!) e un pesce al curry (ottimo pure questo!).
Alibè, il fratello di Idris, non scende mai dalla barca e si chiude nella sua bolla di sapone fatta di silenzi. Idris, al contrario, dopo pranzo viene in spiaggia con noi. Peschiamo assieme qualche pesciolino, facciamo qualche foto giocando con le prospettive e facciamo un lungo bagno tra le chiacchiere!
Provo anche io a pescare, ma i movimenti che sembrano così semplici e banali fatti da lui, per me sono irriproducibili ed il risultato è che la mia esca non supera i due metri di distanza dalla spiaggia… :-(
Prima di lasciare l’isola raccolgo un po’ di uova di pesce fossilizzate da portare a casa mentre Anna finisce di abbrustolirsi al sole.
Il ritorno è tranquillo e silenzioso, c’è chi sta sul tetto del dhoni a prendere il sole e chi cede alle suppliche della pelle che invoca pietà e decide di rimanere di sotto a leggere un libro. Il silenzio si rompe solo quando lungo la strada incontriamo Mario che va a pesca con la sua barchetta (“una delle tante”).
A casa prepariamo uno spuntino con i frutti della passione e la papaia che abbiamo acquistato dalla barca della frutta della sera prima. Buonissimi!!
mentre Anna si rilassa io vado a fare un giretto “foto” per il villaggio. Adoro la luce del tramonto e non posso andare via da qui senza aver sfruttato al meglio gli scorci e le occasioni che ci sono in queste ore del giorno.
Mi prende una stretta al cuore quando scopro che l’isola, solo per due ore a settimana per fortuna, è invasa da una trentina di turisti francesi che urlano, schiamazzano e fanno finta di essere gli amici del cuore della gente di Keyodhoo. Gli abitanti si trasformano, si mettono in modalità “turisti” e vogliono che entri nei loro negozi per vedere che cosa hanno da offrirmi. La sensazione non mi piace, mi si rompe un po’ la magia di sentirmi parte di loro e decido di tornare a casa.
Allungo un po’ la strada e passo per il molo, dove incontro Kyoko che suona di fronte al tramonto in compagnia di una piccola bimba. Scambiamo due chiacchiere e lei mi chiede di passare una serata assieme. La invito a casa nostra, ma alla sera non si fa vedere.
A casa trovo Iba e Sofoora che stanno chiacchierando con Anna, dopo un po’ ci raggiunge anche Idris. Giochiamo a Carrom con Iba questa partita maccheronica in cui nessuno riesce a buttare una pedina in buca, ma va bene così, Iba sembra divertirsi un sacco e le sue risate sono decisamente abbastanza per noi!
Sofoora è entusiasta del mio bottino della giornata così le regalo metà delle conchiglie e delle uova fossilizzate che ho raccolto.
A cena questa sera la tavola è ben preparata ed Idris insiste per andare a prendere la macchina fotografica che, per una volta, avevo deciso di lasciare a casa. Mangiamo granchio oggi, ma, rispetto al resto, non è un gran che. Anna ha la “ridarola” sta sera, e il clima di ilarità viene aumentato dal fatto che mi metto a raccontare la barzelletta della tartaruga. Idris non la capisce, ma la mia imitazione della tartaruga basta a farlo schiattare dalle risate. Mi filma persino con il telefonino. Gli racconto anche la barzelletta di Luca “chi xe che ga na moto come de mi”” revisionata nella versione Idris che guida la barca (che ci sta tutta!!). Idris ride, ma ci rimane il dubbio se l’abbia capita o meno. (Secondo noi no!). A casa due palme più tardi Idris mi chiede il bis per Mario…la cosa più divertente è dover dire “È finita!” alla fine perché loro capiscano che è il momento di ridere, io ed Anna abbiamo i lacrimoni dalle risate! Questa sera niente Carrom! Osserviamo Mario che sfoggia le sue doti di mago e concludiamo la serata con una partita Machiavelli vinta da Anna. La semplicità di Mario, il suo sorriso sempre stampato ci fanno sentire a casa.
Andiamo a letto intorno a mezzanotte e mezza e, infilandoci sotto le lenzuola, buttiamo l’occhio sulla nostra pelle color peperoncino. Sarà una notte decisamente calda!
Michy
Curunoufushi Finolò
Oggi gita a Curunoufushi Finolò, è quasi più grande il nome dell’isola!
“Finolò” in maldiviano significa “lingua di sabbia” il che rappresenta fedelmente il luogo privo di vegetazione dove passiamo la giornata.
Arrivati alla lingua di sabbia il paesaggio, ancora una volta, è spettacolare. Oggi sembra di essere dentro la scala pantone del blu!
Per arrivare alla spiaggia camminiamo un po’ in mezzo al mare tenendo gli zaini e la macchina sopra la testa (non potevamo mica rinunciare a fare le nostre foto???) perché il fondale è troppo basso perché il dhoni arrivi fino a riva.
Siamo noi, i nostri zaini, il dhoni, Idris, Alibè e una lunga distesa di sabbia. Nient’altro!
La voglia di nuotare in questo mare incantevole vince ogni altra intenzione e, mentre io ed Anna inseguiamo i pesciolini che ci nuotano accanto, Idris si prodiga per costruire la versione beach di “Casa Due Palme” con dei mezzi di fortuna. Il venticello caldo non facilita il lavoro, così gli diamo una mano a completare l’opera, trasformando la nostra capanna in una specie di suggestiva vela.
A mezzogiorno Idris ed Alibè ci preparano il solito pranzetto con i fiocchi: noodle al sugo di pesce (bunissimi!!!) e un pesce al curry (ottimo pure questo!).
Alibè, il fratello di Idris, non scende mai dalla barca e si chiude nella sua bolla di sapone fatta di silenzi. Idris, al contrario, dopo pranzo viene in spiaggia con noi. Peschiamo assieme qualche pesciolino, facciamo qualche foto giocando con le prospettive e facciamo un lungo bagno tra le chiacchiere!
Provo anche io a pescare, ma i movimenti che sembrano così semplici e banali fatti da lui, per me sono irriproducibili ed il risultato è che la mia esca non supera i due metri di distanza dalla spiaggia… :-(
Prima di lasciare l’isola raccolgo un po’ di uova di pesce fossilizzate da portare a casa mentre Anna finisce di abbrustolirsi al sole.
Il ritorno è tranquillo e silenzioso, c’è chi sta sul tetto del dhoni a prendere il sole e chi cede alle suppliche della pelle che invoca pietà e decide di rimanere di sotto a leggere un libro. Il silenzio si rompe solo quando lungo la strada incontriamo Mario che va a pesca con la sua barchetta (“una delle tante”).
A casa prepariamo uno spuntino con i frutti della passione e la papaia che abbiamo acquistato dalla barca della frutta della sera prima. Buonissimi!!
mentre Anna si rilassa io vado a fare un giretto “foto” per il villaggio. Adoro la luce del tramonto e non posso andare via da qui senza aver sfruttato al meglio gli scorci e le occasioni che ci sono in queste ore del giorno.
Mi prende una stretta al cuore quando scopro che l’isola, solo per due ore a settimana per fortuna, è invasa da una trentina di turisti francesi che urlano, schiamazzano e fanno finta di essere gli amici del cuore della gente di Keyodhoo. Gli abitanti si trasformano, si mettono in modalità “turisti” e vogliono che entri nei loro negozi per vedere che cosa hanno da offrirmi. La sensazione non mi piace, mi si rompe un po’ la magia di sentirmi parte di loro e decido di tornare a casa.
Allungo un po’ la strada e passo per il molo, dove incontro Kyoko che suona di fronte al tramonto in compagnia di una piccola bimba. Scambiamo due chiacchiere e lei mi chiede di passare una serata assieme. La invito a casa nostra, ma alla sera non si fa vedere.
A casa trovo Iba e Sofoora che stanno chiacchierando con Anna, dopo un po’ ci raggiunge anche Idris. Giochiamo a Carrom con Iba questa partita maccheronica in cui nessuno riesce a buttare una pedina in buca, ma va bene così, Iba sembra divertirsi un sacco e le sue risate sono decisamente abbastanza per noi!
Sofoora è entusiasta del mio bottino della giornata così le regalo metà delle conchiglie e delle uova fossilizzate che ho raccolto.
A cena questa sera la tavola è ben preparata ed Idris insiste per andare a prendere la macchina fotografica che, per una volta, avevo deciso di lasciare a casa. Mangiamo granchio oggi, ma, rispetto al resto, non è un gran che. Anna ha la “ridarola” sta sera, e il clima di ilarità viene aumentato dal fatto che mi metto a raccontare la barzelletta della tartaruga. Idris non la capisce, ma la mia imitazione della tartaruga basta a farlo schiattare dalle risate. Mi filma persino con il telefonino. Gli racconto anche la barzelletta di Luca “chi xe che ga na moto come de mi”” revisionata nella versione Idris che guida la barca (che ci sta tutta!!). Idris ride, ma ci rimane il dubbio se l’abbia capita o meno. (Secondo noi no!). A casa due palme più tardi Idris mi chiede il bis per Mario…la cosa più divertente è dover dire “È finita!” alla fine perché loro capiscano che è il momento di ridere, io ed Anna abbiamo i lacrimoni dalle risate! Questa sera niente Carrom! Osserviamo Mario che sfoggia le sue doti di mago e concludiamo la serata con una partita Machiavelli vinta da Anna. La semplicità di Mario, il suo sorriso sempre stampato ci fanno sentire a casa.
Andiamo a letto intorno a mezzanotte e mezza e, infilandoci sotto le lenzuola, buttiamo l’occhio sulla nostra pelle color peperoncino. Sarà una notte decisamente calda!
Michy
domenica 07.03.2010 Hulhidhoo
Oggi si torna a Hulhidhoo con la barchetta di Mario.
Prima di arrivare si fa una breve tappa a Felidhoo, dove Mario porta a destinazione tre piccole tartarughe.
Arriviamo ad Hulhidhoo che l’isola è deserta, ma ben presto sbarcano qui anche alcuni italiani.
Io ed Anna riconosciamo la loro provenienza da lontano.
Scambiamo quattro chiacchiere con loro e scopriamo che alloggiano a “casa Barabaro” a Tinadhoo, l’isola che si vede proprio di fronte alla spiaggia. Tinadhoo noi non l’abbiamo vista, ma ha l’aria di avere una bella spiaggia, è un peccato che non ci si possa andare quando ci sono ospiti nel’isola. Idris ci racconta che il villaggio si è svuotato piano piano, che ora ci vivono circa 20 persone e che non ci sono bambini.
Ancora una volta ci sentiamo più fortunate di loro.. non riuscirei ad immaginare un villaggio senza i magici occhi dei bambini di Keyodhoo ora. Gli italiani ci invitano al barbecue che hanno preparato per loro qui ad Hulhidhoo, ma noi preferiamo continuare la nostra immersione tra la gente del posto, con i nostri amici maldiviani e con Musabè che ci porta i suoi piatti silenziosi, perciò decliniamo l’invito.
Facciamo un giro attorno all’isola raccogliendo conchiglie, gli occhi attenti ed esperti di Mario ed Idris ci danno una mano nella ricerca e torniamo alla nostra spiaggia con un bel bottino.
Prima del consueto snorkeling i nostri due amici ci procurano dei curumbà da bere ed un po’ di cocco da mangiare.
Il programma prevede qualche ora di relax e poi si parte per la pesca al bolentino con il dhoni. Io ed Anna usiamo il nostro tempo libero per rubare ancora qualche scatto a Keyodhoo, questa volta per fortuna non ci sono turisti nell’isola!!
La pesca questa sera è ghiotta di pesci. Usciamo con il dhoni in cinque: io, Anna, Idris, Mario ed Alibè.
Mentre Alibè pesca silenzioso, la gara “Michy-Idris” contro “Anna-Mario” si fa interessante. Mario è supercompetitivo. I pesci abboccano di continuo e a volte sono così pesanti che io ed Anna riusciamo a tirarli su con fatica. Il bottino totale è di 27 enormi pescioni!
Al ritorno guardiamo le stelle sul tetto del dhoni, ricapitolando tutti i bei momenti vissuti in questo viaggio con un po’ di stretta al cuore per questa fine che ormai vediamo sempre più vicina.
Dopo cena, si passa a Casa Due Palme, come di consueto. È l’ultima volta che dormiamo in questa splendida dimora. Domani si torna a fare l’ultima notte cullate dal mare, nelle camere del club.
Idris, con la scusa di andare a vedere una tartaruga che pare sia stata avvistata nell’isola, ci trascina fuori casa.
Andiamo alla spiaggia vicino alla “casa del sindaco” ed ovviamente la tartaruga non c’è … ma la verità è che non sembriamo essere particolarmente interessate alla cosa. Sono l’atmosfera che si respira in quella spiaggia silenziosa, le risate fatte in compagnia sedute in quelli sdraio sgangherati, e le foto scattate con l’autoscatto a scaldarci il cuore.
Torniamo a casa a mezzanotte e prima di dormire facciamo, come vuole la tradizione oramai, una partita a Carrom… Mario ed Anna stravincono questa volta!!
Quando andiamo a nanna troviamo l’ennesima bella sorpresa della giornata: il letto è completamente decorato con un enorme cuore di fiori!! Non c’è che dire, i maldiviani ci sanno fare!
Oggi si torna a Hulhidhoo con la barchetta di Mario.
Prima di arrivare si fa una breve tappa a Felidhoo, dove Mario porta a destinazione tre piccole tartarughe.
Arriviamo ad Hulhidhoo che l’isola è deserta, ma ben presto sbarcano qui anche alcuni italiani.
Io ed Anna riconosciamo la loro provenienza da lontano.
Scambiamo quattro chiacchiere con loro e scopriamo che alloggiano a “casa Barabaro” a Tinadhoo, l’isola che si vede proprio di fronte alla spiaggia. Tinadhoo noi non l’abbiamo vista, ma ha l’aria di avere una bella spiaggia, è un peccato che non ci si possa andare quando ci sono ospiti nel’isola. Idris ci racconta che il villaggio si è svuotato piano piano, che ora ci vivono circa 20 persone e che non ci sono bambini.
Ancora una volta ci sentiamo più fortunate di loro.. non riuscirei ad immaginare un villaggio senza i magici occhi dei bambini di Keyodhoo ora. Gli italiani ci invitano al barbecue che hanno preparato per loro qui ad Hulhidhoo, ma noi preferiamo continuare la nostra immersione tra la gente del posto, con i nostri amici maldiviani e con Musabè che ci porta i suoi piatti silenziosi, perciò decliniamo l’invito.
Facciamo un giro attorno all’isola raccogliendo conchiglie, gli occhi attenti ed esperti di Mario ed Idris ci danno una mano nella ricerca e torniamo alla nostra spiaggia con un bel bottino.
Prima del consueto snorkeling i nostri due amici ci procurano dei curumbà da bere ed un po’ di cocco da mangiare.
Il programma prevede qualche ora di relax e poi si parte per la pesca al bolentino con il dhoni. Io ed Anna usiamo il nostro tempo libero per rubare ancora qualche scatto a Keyodhoo, questa volta per fortuna non ci sono turisti nell’isola!!
La pesca questa sera è ghiotta di pesci. Usciamo con il dhoni in cinque: io, Anna, Idris, Mario ed Alibè.
Mentre Alibè pesca silenzioso, la gara “Michy-Idris” contro “Anna-Mario” si fa interessante. Mario è supercompetitivo. I pesci abboccano di continuo e a volte sono così pesanti che io ed Anna riusciamo a tirarli su con fatica. Il bottino totale è di 27 enormi pescioni!
Al ritorno guardiamo le stelle sul tetto del dhoni, ricapitolando tutti i bei momenti vissuti in questo viaggio con un po’ di stretta al cuore per questa fine che ormai vediamo sempre più vicina.
Dopo cena, si passa a Casa Due Palme, come di consueto. È l’ultima volta che dormiamo in questa splendida dimora. Domani si torna a fare l’ultima notte cullate dal mare, nelle camere del club.
Idris, con la scusa di andare a vedere una tartaruga che pare sia stata avvistata nell’isola, ci trascina fuori casa.
Andiamo alla spiaggia vicino alla “casa del sindaco” ed ovviamente la tartaruga non c’è … ma la verità è che non sembriamo essere particolarmente interessate alla cosa. Sono l’atmosfera che si respira in quella spiaggia silenziosa, le risate fatte in compagnia sedute in quelli sdraio sgangherati, e le foto scattate con l’autoscatto a scaldarci il cuore.
Torniamo a casa a mezzanotte e prima di dormire facciamo, come vuole la tradizione oramai, una partita a Carrom… Mario ed Anna stravincono questa volta!!
Quando andiamo a nanna troviamo l’ennesima bella sorpresa della giornata: il letto è completamente decorato con un enorme cuore di fiori!! Non c’è che dire, i maldiviani ci sanno fare!
Lunedì 08.03.2010 Hulhidhoo
Ultimo giorno sull’isola, domani si parte! Oggi il programma è molto libero: snorkeling davanti ad Aarah, un’isola privata, dall’aspetto invitante, nella quale non si può entrare. I fondali sono come sempre molto belli, ma la corrente a sprazzi è forte e ci stanchiamo presto di nuotare. Usciamo dall’acqua non prima di aver visto una tartaruga sul fondo. Prima di tornare a casa si fa una piccola tappa ad Hulhidhoo per prendere il nostro ultimo sole. Alibè rimane in barca, come di consueto. Idris invece pulisce la spiaggia.
La nostra spiaggia “abituale”, sotto il palmeto, è occupata dal passaggio di pescatori locali impegnati nell’arte della pesca così io ed Anna andiamo a scattare un po’ di foto con i nostri nuovi parei nella lingua di sabbia dell’isola.
A pranzo c’è Sofoora ad aspettarci. Sofoora non parla italiano, ma parla inglese meglio di noi, quindi comunicare non è un problema.
Passeggiando sulla strada verso casa le chiedo se è felice della sua vita, di vivere qui e lei mi risponde che non potrebbe desiderare di meglio … allora lo sanno di vivere in un paradiso! Sanno che questa è un’isola felice, senza stress, senza cattiverie, dove i bambini possono scorrazzare liberi senza il pericolo di venire investiti da auto, moto o di capitare nelle mani di malintenzionati … lo sanno … ed io che per tutto il tempo mi chiedevo se se ne rendessero davvero conto …
Per il pomeriggio non ci sono programmi, ma io ed Anna siamo ben felici di rimanere a Keyodhoo, abbiamo un’intera isola da salutare oggi!
Dopo pranzo tentiamo, con scarsi risultati, di seguire gli insegnamenti di Idris su come far uscire un pesciolino, una stella ed una cavalletta dalle foglie di palma … pane per i miei denti!! Peccato che in Italia siamo un po’ carenti di foglie di palma per non dimenticarmi in fretta come si fa!
Le ultime ore prima del tramonto trascorrono alla ricerca del materiale per improvvisare un quadretto di ringraziamento ad Idris. Mentre Anna non può resistere alla tentazione di prendersi gli ultimi sprazzi di sole, io recupero da una spiaggetta “poco raccomandabile” quattro bastoncini levigati dal mare, alcune foglie di palma e uno spago dalla casa di Idris. Nel frattempo dal mare compare Idris con un aragosta … la NOSTRA aragosta!! Gnam gnam!
Passando per casa di Mario facciamo sosta al palmento di “Mario’s Park”. Ci sono Sheefu ed il suo babbo ad accoglierci. Mario, ancora una volta, è speciale con noi. Ci regala un sacchetto di mini-noci di cocco da portare a casa.
In piazza all’imbrunire ci sono tutte le donne del villaggio. Oggi è l’8 marzo, la festa della donna, e anche qui le ragazze festeggiano a proprio modo questa ricorrenza: giochi di squadra, staffette di nuoto … bellissimo, ma oramai io ed Anna non siamo più sorprese dall’intraprendenza di queste donne maldiviane che nascondono dietro al loro velo la loro apparente timidezza.
Torniamo a casa e iniziamo a lavorare: io mi occupo della creazione del quadro, Anna di che cosa scriverci all’interno.
È pronto giusto giusto per l’ora di cena.
Si mangia con Sofoora e d Idris questa ultima sera. Il cibo ovviamente abbonda. L’aragosta è economica e deliziosa!
Sofoora finito di mangiare torna a casa, mentre Idris e Mario ci accompagnano dentro la piccola palestra del club.
C’è una bellissima sorpresa per noi questa sera!!! Si, un’altra!!! Questo viaggio è tutto un susseguirsi di colpi di scena!
Alcune persone del villaggio si sono riunite e ci accolgono al ritmo di BoduBeru. Ma la sorpresa maggiore è il riscatto dei silenzi di Alibè.
Lo sapevamo che aveva in serbo il colpo di scena finale!!!
È Alibè infatti, con una voce bellissima, ad intonare tutti i canti della serata.
Il primo ad invitarci a ballare è un vecchio signore scatenato.
È divertente ballare con lui. Il modo di ballare dei maldiviani ricorda vagamente i movimenti di un volatile, così io ed Anna imitiamo i loro movimenti senza riuscire a fermarci dal ridere davanti allo sguardo sorridente di Mario che non si schioda dalla sedia.
Le ragazze, a differenza degli uomini, che si lasciano letteralmente trasportare dal ritmo marcato della musica, sono timide e non ballano. Solo insistendo un po’, dopo aver letto negli occhi di una ragazza la voglia di ballare, riesco a vincere i suoi “I would like to dance but I’m too shy” e trascinarla in pista per un ballo assieme a me.
Finito lo spettacolo rispettiamo le tradizioni e, nonostante l’ultima notte si dorma al club, utilizziamo il giardino di Casa due Palme per la nostra ultima partita a Carrom. Vincono ancora Anna e Mario, nonostante i numerosi tentativi di imbrogliare da parte nostra.
Finita la partita chiedo ai due maldiviani di portarci a vedere le stelle. Ho in qualche modo bisogno di salutare questo cielo stellato che mi ha dato tante emozioni in questi giorni. Il cielo è una meraviglia anche sta sera e finalmente realizzo che non sono mai riuscita a vedere la Stella Polare perché dalla parte opposta riconosco la Croce de Sud, ovvero, siamo sotto l’equatore! Bè meglio tardi che mai no?
Questo è un altro momento magico della vacanza. Sdraiati sulla sabbia guardiamo le stelle cadenti.
Terminiamo la serata a giocare ad “Acum Bacum”, un gioco per bambini in cui nascondi una conchiglia sotto la sabbia recitando una filastrocca e l’altro la deve trovare.
La filastrocca recita più o meno così:
“ACUM BACUM
DELICOLA CUM
HAARI MINA’
BAHARI IACUM
GHEGHE DOSHU
TANDO ALOWA
PAS KAMA PIS"
Abbiamo provato a farci spiegare il significato delle parole, ma pare che nemmeno loro avessero le idee ben chiare a riguardo.
Torniamo verso il club verso le 2:00 del mattino … arrivederci bellissimo cielo stellato, arrivederci a questo magico silenzio notturno di Keyodhoo, interrotto solo da qualche canto d’uccello … e grazie di tutto!
Buona notte.
Questu qui sotto è Idris con il nostro quadretto regalo
Ultimo giorno sull’isola, domani si parte! Oggi il programma è molto libero: snorkeling davanti ad Aarah, un’isola privata, dall’aspetto invitante, nella quale non si può entrare. I fondali sono come sempre molto belli, ma la corrente a sprazzi è forte e ci stanchiamo presto di nuotare. Usciamo dall’acqua non prima di aver visto una tartaruga sul fondo. Prima di tornare a casa si fa una piccola tappa ad Hulhidhoo per prendere il nostro ultimo sole. Alibè rimane in barca, come di consueto. Idris invece pulisce la spiaggia.
La nostra spiaggia “abituale”, sotto il palmeto, è occupata dal passaggio di pescatori locali impegnati nell’arte della pesca così io ed Anna andiamo a scattare un po’ di foto con i nostri nuovi parei nella lingua di sabbia dell’isola.
A pranzo c’è Sofoora ad aspettarci. Sofoora non parla italiano, ma parla inglese meglio di noi, quindi comunicare non è un problema.
Passeggiando sulla strada verso casa le chiedo se è felice della sua vita, di vivere qui e lei mi risponde che non potrebbe desiderare di meglio … allora lo sanno di vivere in un paradiso! Sanno che questa è un’isola felice, senza stress, senza cattiverie, dove i bambini possono scorrazzare liberi senza il pericolo di venire investiti da auto, moto o di capitare nelle mani di malintenzionati … lo sanno … ed io che per tutto il tempo mi chiedevo se se ne rendessero davvero conto …
Per il pomeriggio non ci sono programmi, ma io ed Anna siamo ben felici di rimanere a Keyodhoo, abbiamo un’intera isola da salutare oggi!
Dopo pranzo tentiamo, con scarsi risultati, di seguire gli insegnamenti di Idris su come far uscire un pesciolino, una stella ed una cavalletta dalle foglie di palma … pane per i miei denti!! Peccato che in Italia siamo un po’ carenti di foglie di palma per non dimenticarmi in fretta come si fa!
Le ultime ore prima del tramonto trascorrono alla ricerca del materiale per improvvisare un quadretto di ringraziamento ad Idris. Mentre Anna non può resistere alla tentazione di prendersi gli ultimi sprazzi di sole, io recupero da una spiaggetta “poco raccomandabile” quattro bastoncini levigati dal mare, alcune foglie di palma e uno spago dalla casa di Idris. Nel frattempo dal mare compare Idris con un aragosta … la NOSTRA aragosta!! Gnam gnam!
Passando per casa di Mario facciamo sosta al palmento di “Mario’s Park”. Ci sono Sheefu ed il suo babbo ad accoglierci. Mario, ancora una volta, è speciale con noi. Ci regala un sacchetto di mini-noci di cocco da portare a casa.
In piazza all’imbrunire ci sono tutte le donne del villaggio. Oggi è l’8 marzo, la festa della donna, e anche qui le ragazze festeggiano a proprio modo questa ricorrenza: giochi di squadra, staffette di nuoto … bellissimo, ma oramai io ed Anna non siamo più sorprese dall’intraprendenza di queste donne maldiviane che nascondono dietro al loro velo la loro apparente timidezza.
Torniamo a casa e iniziamo a lavorare: io mi occupo della creazione del quadro, Anna di che cosa scriverci all’interno.
È pronto giusto giusto per l’ora di cena.
Si mangia con Sofoora e d Idris questa ultima sera. Il cibo ovviamente abbonda. L’aragosta è economica e deliziosa!
Sofoora finito di mangiare torna a casa, mentre Idris e Mario ci accompagnano dentro la piccola palestra del club.
C’è una bellissima sorpresa per noi questa sera!!! Si, un’altra!!! Questo viaggio è tutto un susseguirsi di colpi di scena!
Alcune persone del villaggio si sono riunite e ci accolgono al ritmo di BoduBeru. Ma la sorpresa maggiore è il riscatto dei silenzi di Alibè.
Lo sapevamo che aveva in serbo il colpo di scena finale!!!
È Alibè infatti, con una voce bellissima, ad intonare tutti i canti della serata.
Il primo ad invitarci a ballare è un vecchio signore scatenato.
È divertente ballare con lui. Il modo di ballare dei maldiviani ricorda vagamente i movimenti di un volatile, così io ed Anna imitiamo i loro movimenti senza riuscire a fermarci dal ridere davanti allo sguardo sorridente di Mario che non si schioda dalla sedia.
Le ragazze, a differenza degli uomini, che si lasciano letteralmente trasportare dal ritmo marcato della musica, sono timide e non ballano. Solo insistendo un po’, dopo aver letto negli occhi di una ragazza la voglia di ballare, riesco a vincere i suoi “I would like to dance but I’m too shy” e trascinarla in pista per un ballo assieme a me.
Finito lo spettacolo rispettiamo le tradizioni e, nonostante l’ultima notte si dorma al club, utilizziamo il giardino di Casa due Palme per la nostra ultima partita a Carrom. Vincono ancora Anna e Mario, nonostante i numerosi tentativi di imbrogliare da parte nostra.
Finita la partita chiedo ai due maldiviani di portarci a vedere le stelle. Ho in qualche modo bisogno di salutare questo cielo stellato che mi ha dato tante emozioni in questi giorni. Il cielo è una meraviglia anche sta sera e finalmente realizzo che non sono mai riuscita a vedere la Stella Polare perché dalla parte opposta riconosco la Croce de Sud, ovvero, siamo sotto l’equatore! Bè meglio tardi che mai no?
Questo è un altro momento magico della vacanza. Sdraiati sulla sabbia guardiamo le stelle cadenti.
Terminiamo la serata a giocare ad “Acum Bacum”, un gioco per bambini in cui nascondi una conchiglia sotto la sabbia recitando una filastrocca e l’altro la deve trovare.
La filastrocca recita più o meno così:
“ACUM BACUM
DELICOLA CUM
HAARI MINA’
BAHARI IACUM
GHEGHE DOSHU
TANDO ALOWA
PAS KAMA PIS"
Abbiamo provato a farci spiegare il significato delle parole, ma pare che nemmeno loro avessero le idee ben chiare a riguardo.
Torniamo verso il club verso le 2:00 del mattino … arrivederci bellissimo cielo stellato, arrivederci a questo magico silenzio notturno di Keyodhoo, interrotto solo da qualche canto d’uccello … e grazie di tutto!
Buona notte.
Questu qui sotto è Idris con il nostro quadretto regalo
martedì 09.03.2010 - partenza
SI PARTE!
Ci rimangono poche ore prima di salutare Keyodhoo e tutti i suoi abitanti. Oramai le valigie sono pronte, siamo riuscite a farci stare tutto (per fortuna che ho portato la valigia grande e mezza vuota!) ed io ed Anna siamo entrate in clima “partenza”.
Abbiamo ancora l’intera mattinata da passare a Keyodhoo, ma oggi siamo diverse, siamo sospese, in attesa, ed il tempo quando ormai stai solo aspettando di partire sembra non passare mai …
Sofoora ci ospita in aula con i suoi ragazzi. È bello vederla lavorare. I bimbi avranno circa 5 anni, ci sorprende che tutti gli esercizi siano scritti in inglese. Ecco perché qui i giovani sanno così bene l’inglese, partono già da così piccini!
Qui amano essere fotografati ed io ed Anna ci sentiamo un po’ la “novità”, i bimbi si distraggono a guardarci e si mettono in posa per farsi scattare una foto, così io ed Anna decidiamo di uscire per non creare troppo scompiglio alla lezione.
Continuiamo il nostro tour passando davanti alle altre aule della scuola, dove ci sono i ragazzi più grandi, non ci sono finestre, tutto è aperto. C’è solo un tetto per ripararsi quando piove, così possiamo ascoltare qualche spezzone di lezione senza disturbare. Tutti gli insegnati in aula parlano rigorosamente inglese. Nei muri della scuola ci sono un sacco di frasi interessanti, una delle quali dice “Think, speak read and write in English”.
Se si pensa che siamo in una piccola isola, persa in un piccolo atollo, perso nell’arcipelago delle Maldive, perso nell’oceano indiano, è sorprendente quanto siano avanti qui con il sistema scolastico.
Dopo la visita alla scuola vaghiamo, un po’ perse, per Keyodhoo; quasi a lasciare il nostro personale saluto ad ogni luogo di quest’isola come tributo alle emozioni che abbiamo vissuto. Alla fine approdiamo sotto le palme di Mario. Sheefu si sta preparando per andare a scuola e ci accoglie in una divisa bianca e con due fiocchi di raso azzurri tra i capelli. È bellissima!
Mario ci accompagna al bar davanti al porto dove ci offre il corrispondente dello spriz, ovvero una CocaCola, visto che a Keyodhoo non si vendono alcolici.
Il nostro ultimo pranzo, per la prima volta, è a base di carne, quasi a reinserirci piano piano nella realtà che ci sta oramai aspettando.
La barca veloce è già arrivata, salutiamo Musabè e siamo pronti a partire.
Nella piazza ci attendono per salutarci Iba e Sofoora, Sheefu con la sua mamma e, giusto per finire di sorprenderci, Alibè con il piccolo Alco. Ci accompagnano tutti alla barca e rimangono a guardare mentre ci allontaniamo. Io ed Anna salutiamo con le lacrime agli occhi. È un momento intenso ed emozionante…
Mario ed Idris, ci accompagnano all’aeroporto, ancora un’ora e mezza e qualche km di mare ci separano anche dal loro “arrivederci”. Quante emozioni oggi!
Il viaggio verso Malè è tutto in mare aperto (Anna sembra non accusare il colpo, oramai è quasi un lupo di mare!) quindi abbastanza monotono.
Mario ogni tanto riesce a scacciare la malinconia che si legge nei nostri occhi e a farci ridere con le sue trovate, usando il suo cellulare come una pedina di Carrom.
Arrivati all’aeroporto le nostre due guide ci portano le valigie fino al check-in.
È giunto il momento di salutarci.
Vorremmo abbracciarli forte come si fa in Italia con le persone a cui tieni, ma siamo un po’ frenate da come possa essere interpretata la cosa in questi luoghi, così ci limitiamo a due baci sulle guance e ci diciamo che non è un “addio” ma un “arrivederci”. Quando giriamo le spalle e ci dirigiamo verso le partenze quella malinconia che ci si porta dentro alla fine di un viaggio così intenso e particolare, all’improvviso, ci invade.
L’aereo per Dubai ci attende ed è completamente vuoto …. 11 persone in tutto.
SI PARTE!
Ci rimangono poche ore prima di salutare Keyodhoo e tutti i suoi abitanti. Oramai le valigie sono pronte, siamo riuscite a farci stare tutto (per fortuna che ho portato la valigia grande e mezza vuota!) ed io ed Anna siamo entrate in clima “partenza”.
Abbiamo ancora l’intera mattinata da passare a Keyodhoo, ma oggi siamo diverse, siamo sospese, in attesa, ed il tempo quando ormai stai solo aspettando di partire sembra non passare mai …
Sofoora ci ospita in aula con i suoi ragazzi. È bello vederla lavorare. I bimbi avranno circa 5 anni, ci sorprende che tutti gli esercizi siano scritti in inglese. Ecco perché qui i giovani sanno così bene l’inglese, partono già da così piccini!
Qui amano essere fotografati ed io ed Anna ci sentiamo un po’ la “novità”, i bimbi si distraggono a guardarci e si mettono in posa per farsi scattare una foto, così io ed Anna decidiamo di uscire per non creare troppo scompiglio alla lezione.
Continuiamo il nostro tour passando davanti alle altre aule della scuola, dove ci sono i ragazzi più grandi, non ci sono finestre, tutto è aperto. C’è solo un tetto per ripararsi quando piove, così possiamo ascoltare qualche spezzone di lezione senza disturbare. Tutti gli insegnati in aula parlano rigorosamente inglese. Nei muri della scuola ci sono un sacco di frasi interessanti, una delle quali dice “Think, speak read and write in English”.
Se si pensa che siamo in una piccola isola, persa in un piccolo atollo, perso nell’arcipelago delle Maldive, perso nell’oceano indiano, è sorprendente quanto siano avanti qui con il sistema scolastico.
Dopo la visita alla scuola vaghiamo, un po’ perse, per Keyodhoo; quasi a lasciare il nostro personale saluto ad ogni luogo di quest’isola come tributo alle emozioni che abbiamo vissuto. Alla fine approdiamo sotto le palme di Mario. Sheefu si sta preparando per andare a scuola e ci accoglie in una divisa bianca e con due fiocchi di raso azzurri tra i capelli. È bellissima!
Mario ci accompagna al bar davanti al porto dove ci offre il corrispondente dello spriz, ovvero una CocaCola, visto che a Keyodhoo non si vendono alcolici.
Il nostro ultimo pranzo, per la prima volta, è a base di carne, quasi a reinserirci piano piano nella realtà che ci sta oramai aspettando.
La barca veloce è già arrivata, salutiamo Musabè e siamo pronti a partire.
Nella piazza ci attendono per salutarci Iba e Sofoora, Sheefu con la sua mamma e, giusto per finire di sorprenderci, Alibè con il piccolo Alco. Ci accompagnano tutti alla barca e rimangono a guardare mentre ci allontaniamo. Io ed Anna salutiamo con le lacrime agli occhi. È un momento intenso ed emozionante…
Mario ed Idris, ci accompagnano all’aeroporto, ancora un’ora e mezza e qualche km di mare ci separano anche dal loro “arrivederci”. Quante emozioni oggi!
Il viaggio verso Malè è tutto in mare aperto (Anna sembra non accusare il colpo, oramai è quasi un lupo di mare!) quindi abbastanza monotono.
Mario ogni tanto riesce a scacciare la malinconia che si legge nei nostri occhi e a farci ridere con le sue trovate, usando il suo cellulare come una pedina di Carrom.
Arrivati all’aeroporto le nostre due guide ci portano le valigie fino al check-in.
È giunto il momento di salutarci.
Vorremmo abbracciarli forte come si fa in Italia con le persone a cui tieni, ma siamo un po’ frenate da come possa essere interpretata la cosa in questi luoghi, così ci limitiamo a due baci sulle guance e ci diciamo che non è un “addio” ma un “arrivederci”. Quando giriamo le spalle e ci dirigiamo verso le partenze quella malinconia che ci si porta dentro alla fine di un viaggio così intenso e particolare, all’improvviso, ci invade.
L’aereo per Dubai ci attende ed è completamente vuoto …. 11 persone in tutto.