Sono nell'aereo del viaggio di ritorno, è un Alitalia diretto Tokyo-Milano e parto da qui a raccontare questa nostra vacanza improvvisata partita con un rocambolesco trasporto di 26 enormi valige da Milano a Tokyo (quanto abbiamo riso!).
Parto da qui perché mentre scrivo guardo fuori dal finestrino e vedo solo una interminabile lastra di ghiaccio interrotta qua e là da qualche crepa fatta dall'acqua. È pazzesco volare sopra la Siberia: milioni di chilometri di terra desolata, fredda ed arida. Sono oramai più di 6 ore che, con o senza ghiaccio, il panorama non cambia e questa immagine mi riporta all’immensità e alla diversità di questo nostro bellissimo pianeta.
Parto da qui perché mentre scrivo guardo fuori dal finestrino e vedo solo una interminabile lastra di ghiaccio interrotta qua e là da qualche crepa fatta dall'acqua. È pazzesco volare sopra la Siberia: milioni di chilometri di terra desolata, fredda ed arida. Sono oramai più di 6 ore che, con o senza ghiaccio, il panorama non cambia e questa immagine mi riporta all’immensità e alla diversità di questo nostro bellissimo pianeta.
In questo volo ho scelto di portarmi a casa le ultime gocce di Giappone prendendo tra le proposte Alitalia (italiano o giapponese) la versione giapponese sia a pranzo che per lo spuntino... e finalmente ho mangiato gli “ONIGIRI” che il libro della Pina diceva che si trovavano dappertutto a Tokyo, ma che io e la Mau non siamo mai riuscite a trovare (c’è da dire per la verità che non siamo impazzite a cercarli!).
Mi è piaciuto il Giappone, con le sue diversità, la sua pulizia ed il suo popolo silenzioso, educato e gentile.
Direi che in questo viaggio ho soprattutto scoperto un popolo che, infondo, ignoravo.
Si perché in Italia quando vedevo un viso orientale spesso facevo tutto un calderone e pensavo alla Cina e alla loro cultura (complice il fatto che la maggior parte dei ristoranti giapponesi in Italia sono in realtà gestiti da cinesi), i Giapponesi magari di diverso ai miei occhi avevano solo che si vestivano un po' più strani, che viaggiavano di più con la loro immancabile macchina fotografica, che mangiavano pesce crudo ed che avevano gli occhi con i bordi che vanno all'insù, ma non sapevo poi molto di più su di loro.
Guardo la giapponesina che è seduta qui vicino a me e con gli occhi di oggi mi fa tenerezza…
Mi fa tenerezza mentre l'hostess Italiana alza la voce innervosita perché lei non capisce ne l'italiano ne l'inglese, mi fa tenerezza mentre se ne sta per 12 ore di volo immobile senza lamentarsi (come fa a non avere l'esigenza di cambiare posizione e non dimenarsi come me tra un fianco e l'altro *&%, con gambe su *&% e gambe giù*&%, cuscino e non cuscino*&%, caldo *&% e freddo, *&% pipì e non pipì *&% J...?!?), se ne sta lì con la sua mascherina sulla bocca per non attaccarmi il raffreddore e la sua seconda mascherina sugli occhi per non chiedermi di chiudere del tutto il finestrino. È tranquilla e sorridente lei, anche quando l'hostess italiana si innervosisce... e tranquilla e sorridente mi insegna come aprire l'ONIGIRI nel modo corretto; è tranquilla e sorridente mentre si sta leggendo incuriosita un fascicolo in giapponese con tutti i piatti che potrà mangiare in Italia.
Mi verrebbe da scusarmi in partenza perché da noi non è scontato che troverà tanta gentilezza e certo nessuno la rincorrerà perché ha dimenticato di prendere il resto o perché ha lasciato una mancia non dovuta e magari le infileranno anche la mano nel borsa per rubarle il portafoglio o uscirà da un ristorante veneziano dopo aver mangiato una bistecca con uno scontrino di mille euro in mano... perché lei è giapponese, è facile da fregare...
Direi che in questo viaggio ho soprattutto scoperto un popolo che, infondo, ignoravo.
Si perché in Italia quando vedevo un viso orientale spesso facevo tutto un calderone e pensavo alla Cina e alla loro cultura (complice il fatto che la maggior parte dei ristoranti giapponesi in Italia sono in realtà gestiti da cinesi), i Giapponesi magari di diverso ai miei occhi avevano solo che si vestivano un po' più strani, che viaggiavano di più con la loro immancabile macchina fotografica, che mangiavano pesce crudo ed che avevano gli occhi con i bordi che vanno all'insù, ma non sapevo poi molto di più su di loro.
Guardo la giapponesina che è seduta qui vicino a me e con gli occhi di oggi mi fa tenerezza…
Mi fa tenerezza mentre l'hostess Italiana alza la voce innervosita perché lei non capisce ne l'italiano ne l'inglese, mi fa tenerezza mentre se ne sta per 12 ore di volo immobile senza lamentarsi (come fa a non avere l'esigenza di cambiare posizione e non dimenarsi come me tra un fianco e l'altro *&%, con gambe su *&% e gambe giù*&%, cuscino e non cuscino*&%, caldo *&% e freddo, *&% pipì e non pipì *&% J...?!?), se ne sta lì con la sua mascherina sulla bocca per non attaccarmi il raffreddore e la sua seconda mascherina sugli occhi per non chiedermi di chiudere del tutto il finestrino. È tranquilla e sorridente lei, anche quando l'hostess italiana si innervosisce... e tranquilla e sorridente mi insegna come aprire l'ONIGIRI nel modo corretto; è tranquilla e sorridente mentre si sta leggendo incuriosita un fascicolo in giapponese con tutti i piatti che potrà mangiare in Italia.
Mi verrebbe da scusarmi in partenza perché da noi non è scontato che troverà tanta gentilezza e certo nessuno la rincorrerà perché ha dimenticato di prendere il resto o perché ha lasciato una mancia non dovuta e magari le infileranno anche la mano nel borsa per rubarle il portafoglio o uscirà da un ristorante veneziano dopo aver mangiato una bistecca con uno scontrino di mille euro in mano... perché lei è giapponese, è facile da fregare...
Non abbiamo visto tanto del Giappone in 4 giorni, ma mi è piaciuto. Mi è piaciuto essere lì con Maura e mi è piaciuto anche andare a Kamakura da sola... Sono stata bene, sempre!
I giapponesi sono "occidentali all'orientale": il progresso ha intensificato come da noi i ritmi di vita e lo stress della giornata di lavoro, li ha resi particolarmente all'avanguardia in tutto (molto più di noi), ha dato loro il gusto dell'essere fashion, di girare con belle macchine, di avere i capelli sempre sistemati alla perfezione (anche gli uomini hanno sempre la piega in Giappone, pazzesco... e nessun uomo è calvo, nessun uomo ha la barba, che sia perché con quella pelle liscia non ce l'hanno proprio o perché si radono tutti i giorni?!?!), ma hanno mantenuto la pacatezza e la gentilezza della loro cultura...
A volte ti chiedi se la loro gentilezza ed il loro sorriso siano sempre sentiti per davvero o se, infondo, qualche volta anche loro si mettano una maschera (un'altra oltre a quella per il raffreddore e quella per la luce?!? :-) per non mandarti affanculo... perché risponderti male sarebbe "unpolite" e loro sono giapponesi, per loro il rispetto viene prima di tutto.
I giapponesi sono "occidentali all'orientale": il progresso ha intensificato come da noi i ritmi di vita e lo stress della giornata di lavoro, li ha resi particolarmente all'avanguardia in tutto (molto più di noi), ha dato loro il gusto dell'essere fashion, di girare con belle macchine, di avere i capelli sempre sistemati alla perfezione (anche gli uomini hanno sempre la piega in Giappone, pazzesco... e nessun uomo è calvo, nessun uomo ha la barba, che sia perché con quella pelle liscia non ce l'hanno proprio o perché si radono tutti i giorni?!?!), ma hanno mantenuto la pacatezza e la gentilezza della loro cultura...
A volte ti chiedi se la loro gentilezza ed il loro sorriso siano sempre sentiti per davvero o se, infondo, qualche volta anche loro si mettano una maschera (un'altra oltre a quella per il raffreddore e quella per la luce?!? :-) per non mandarti affanculo... perché risponderti male sarebbe "unpolite" e loro sono giapponesi, per loro il rispetto viene prima di tutto.
Si viaggia sicuri in Giappone, anche in una grande città come Tokyo nessuno ruba, nessuno scavalca la fila, nessuno attraversa le strisce pedonali se il semaforo non diventa verde avvertendoti con un allegro cinguettio, anche se non ci sono macchine. Non ci si perde in Giappone, anche se le scritte sono incomprensibili fuori città e la gente spesso non parla inglese (nemmeno i giovani, strano no?). E anche se il pocket Wi-Fi che va molto di moda noleggiare qui può sicuramente essere d’aiuto a volte basta provare a chiedere alle persone, loro trovano il modo di aiutarti e, se quando li vedi in difficoltà dici loro "non importa grazie” e te ne vai, succede pure che ti rincorrano un minuto dopo perché forse hanno trovato una soluzione al tuo problema.
In Giappone ognuno ha il suo stile nel vestire e normalmente sono tutti molto fashion e molto curati e comunque non ci sono straccioni, ne barboni per strada, non ne abbiamo visto nemmeno uno. Tutti hanno la loro dignità e portano loro stessi nel mondo nel miglior modo possibile! Nessuno viene a romperti le scatole per chiederti insistentemente dei soldi o per convincerti a comprare un souvenir nel suo negozio, non sono un popolo invadente i giapponesi.
Sono sempre puntuali, efficienti e puntuali in tutto... ho letto che facendo la somma di tutti i ritardi dei treni in Giappone non si superino i 10 minuti all’anno. Ci tengono alla precisione ed alla puntualità tanto che se arrivi un quarto d'ora prima alla cerimonia del the che hai prenotato per le 12:00 ti chiedono di tornare più tardi, ma alle 12 si inizia, mi raccomando!
Certo non devi avere fretta, perché se qualche cosa esce dagli schemi non sono come gli italiani, creativi e pronti a barcamenarsi in tutto, loro ci mettono anche mezz'ora per dirti che l'ufficio dell'autobus che devi prenotare per tornare in aeroporto è chiuso, che non risponde nessuno al telefono e che in internet non è possibile prenotare, prima devono coinvolgere un collega che provi a fare le stesse cose che ha fatto il primo, e se non ci riesce il secondo allora ne chiamano un terzo… perché ti vogliono aiutare loro.... Ma non devi avere fretta. Sono precisi loro, vogliono fare tutto alla perfezione ed essere sicuri al 101% di aver valutato tutte le possibilità.
Sono sempre puntuali, efficienti e puntuali in tutto... ho letto che facendo la somma di tutti i ritardi dei treni in Giappone non si superino i 10 minuti all’anno. Ci tengono alla precisione ed alla puntualità tanto che se arrivi un quarto d'ora prima alla cerimonia del the che hai prenotato per le 12:00 ti chiedono di tornare più tardi, ma alle 12 si inizia, mi raccomando!
Certo non devi avere fretta, perché se qualche cosa esce dagli schemi non sono come gli italiani, creativi e pronti a barcamenarsi in tutto, loro ci mettono anche mezz'ora per dirti che l'ufficio dell'autobus che devi prenotare per tornare in aeroporto è chiuso, che non risponde nessuno al telefono e che in internet non è possibile prenotare, prima devono coinvolgere un collega che provi a fare le stesse cose che ha fatto il primo, e se non ci riesce il secondo allora ne chiamano un terzo… perché ti vogliono aiutare loro.... Ma non devi avere fretta. Sono precisi loro, vogliono fare tutto alla perfezione ed essere sicuri al 101% di aver valutato tutte le possibilità.
A Tokyo puoi in un momento random della tua giornata da turista, mentre cammini per le vie del centro, guardare negli occhi la tua amica e dire "andiamo in un ONSEN a farci un bagnetto in acqua termale?" anche se non l’avevate programmato prima di uscire dall’hotel e non vi siete portati nulla con voi (Gli “ONSEN” sono la versione della SPA giapponese).
Si perché negli ONSEN si entra nudi e non ci si deve portare proprio nulla, ti danno tutto quello che ti serve: ciabatte, kimono per gironzolare nelle varie stanze e al piano ristorante, asciugamani e tutto il necessario per lavarsi. Per entrare negli ONSEN, che sono separati tra uomini e donne, in Giappone ci si lava MOLTO MOLTO bene prima, quando entri devi essere pulito, ci mancherebbe! E poi quando si esce c'è tutto quello che serve: shampoo, balsamo, bagnoschiuma, latte detergente, asciugacapelli e trucchi in caso si abbia un appuntamento galante all’uscita.
Le giapponesi amano truccarsi e, sarà per l'etnia o per le migliaia di maschere facciali che puoi comprare nei supermercati, normalmente hanno una pelle bellissima. Si truccano con fondotinta chiarissimi ed un tocco di rosa sulle guance. Hanno tutti capelli molto scuri e non abbiamo visto nessuna con i capelli ricci (nessuno si fa la permanente qui), anche se qualcuna mesciata di chiaro all'occidentale l'abbiamo scovata qua e là. Andare in un ONSEN è un'esperienza! Anche lì, c'è sempre un rigoroso silenzio...sono un popolo silenzioso i giapponesi! Non da ultimo è stato interessante anche vedere come è diverso da noi il loro rapporto con le parti intime... Fate attenzione: i giapponesi non amano i tatuaggi perché pare che siano legati alla storia della malavita giapponese e, se ne hai anche solo uno di piccolissimo, non puoi entrare negli ONSEN! O almeno non a LaQua (nel tokyo Dome), dove siamo andati noi e nella maggior parte degli ONSEN della città (credo che ce ne sia qualcuno senza divieto creato appositamente per i turisti).
Si perché negli ONSEN si entra nudi e non ci si deve portare proprio nulla, ti danno tutto quello che ti serve: ciabatte, kimono per gironzolare nelle varie stanze e al piano ristorante, asciugamani e tutto il necessario per lavarsi. Per entrare negli ONSEN, che sono separati tra uomini e donne, in Giappone ci si lava MOLTO MOLTO bene prima, quando entri devi essere pulito, ci mancherebbe! E poi quando si esce c'è tutto quello che serve: shampoo, balsamo, bagnoschiuma, latte detergente, asciugacapelli e trucchi in caso si abbia un appuntamento galante all’uscita.
Le giapponesi amano truccarsi e, sarà per l'etnia o per le migliaia di maschere facciali che puoi comprare nei supermercati, normalmente hanno una pelle bellissima. Si truccano con fondotinta chiarissimi ed un tocco di rosa sulle guance. Hanno tutti capelli molto scuri e non abbiamo visto nessuna con i capelli ricci (nessuno si fa la permanente qui), anche se qualcuna mesciata di chiaro all'occidentale l'abbiamo scovata qua e là. Andare in un ONSEN è un'esperienza! Anche lì, c'è sempre un rigoroso silenzio...sono un popolo silenzioso i giapponesi! Non da ultimo è stato interessante anche vedere come è diverso da noi il loro rapporto con le parti intime... Fate attenzione: i giapponesi non amano i tatuaggi perché pare che siano legati alla storia della malavita giapponese e, se ne hai anche solo uno di piccolissimo, non puoi entrare negli ONSEN! O almeno non a LaQua (nel tokyo Dome), dove siamo andati noi e nella maggior parte degli ONSEN della città (credo che ce ne sia qualcuno senza divieto creato appositamente per i turisti).
Nonostante ci siano pochissimi cestini in giro la città è pulitissima, è pulitissima all’esterno e negli ambienti interni.
Non si può fumare per strada e anche nei locali ci sono spesso delle piccole stanzette dove la gente si infila appartata nella propria nuvola di fumo... credo che questa politica sia un ottimo disincentivante, infatti non ho visto tanti giapponesi fumare!
Se si viene in Giappone è importante scegliere bene i calzini che si mettono in valigia perché spesso nei locali bisogna togliersi le scarpe all'ingresso e si cammina scalzi..."e se uno vuole andare in bagno?" Ci siamo chieste io e Maura? Ovviamente hanno pensato anche a quello e alla porta del bagno ti aspettano delle apposite ciabattine che ti accompagneranno assieme alla vocina della tavoletta parlante, spruzzante e riscaldante che si apre da sola appena ti vede spuntare dalla porta. Alcune tavolette, negli spazi pubblici, hanno persino il "finto sciacquone": un pulsante con scritto "privacy" che quando lo schiacci fa il rumore dello sciacquone in modo che gli altri non sentano se dalla tua toilette escono rumori imbarazzanti... Che forti questi Giapponesi!
E a proposto di bagno, in albergo avevamo persino un angolino dello specchio riscaldato in modo che, quando ti fai la doccia, quella parte di specchio non si appanni e tu ti possa sempre specchiare... Geniali!
Non si può fumare per strada e anche nei locali ci sono spesso delle piccole stanzette dove la gente si infila appartata nella propria nuvola di fumo... credo che questa politica sia un ottimo disincentivante, infatti non ho visto tanti giapponesi fumare!
Se si viene in Giappone è importante scegliere bene i calzini che si mettono in valigia perché spesso nei locali bisogna togliersi le scarpe all'ingresso e si cammina scalzi..."e se uno vuole andare in bagno?" Ci siamo chieste io e Maura? Ovviamente hanno pensato anche a quello e alla porta del bagno ti aspettano delle apposite ciabattine che ti accompagneranno assieme alla vocina della tavoletta parlante, spruzzante e riscaldante che si apre da sola appena ti vede spuntare dalla porta. Alcune tavolette, negli spazi pubblici, hanno persino il "finto sciacquone": un pulsante con scritto "privacy" che quando lo schiacci fa il rumore dello sciacquone in modo che gli altri non sentano se dalla tua toilette escono rumori imbarazzanti... Che forti questi Giapponesi!
E a proposto di bagno, in albergo avevamo persino un angolino dello specchio riscaldato in modo che, quando ti fai la doccia, quella parte di specchio non si appanni e tu ti possa sempre specchiare... Geniali!
Venendo a Tokyo in pieno inverno, stagione di raffreddori, poco meno della metà delle persone che incontri per strada, nei locali e nella metro, per non infestare il prossimo con i loro microbi, portano una mascherina di carta (proprio come quella che sta indossando la mia vicina di posto). Qui in Giappone è maleducato persino starnutire e soffiarsi il naso quando si è in mezzo ad altra gente.
Non ci sono le transenne che creano lo zig zag per tenere ordinata la coda. Non le abbiamo viste né al check-in dell’aeroporto né fuori dal teatro più importante di Tokyo, il Kabukiza Theatre nel quartiere di Ginza. Le transenne non servirebbero perché la gente qui fa la fila senza discutere, un fila ordinata e silenziosa, senza discutere. E io con la malizia di un’italiana alle terme pensavo di aver beccato una giapponese maleducata che aveva saltato la fila.... e invece no, alla fine eravamo noi che stavamo facendo la fila sbagliata! Lei sarebbe stata maliziosa, non ci avrebbe giudicate, anzi forse ci avrebbe accompagnate nella fila giusta se avesse saputo!
In generale i giapponesi sono molto precisi ed hanno grande cura per i dettagli: dettagli nel modo di vestire, dettagli nel modo di impacchettarti qualunque cosa compri con dei bellissimi incarti, dettagli nel darti indietro gli scontrini e le carte di credito sempre con due mani, dettagli per le unghie smaltate e decorate, dettagli nello scrivere (per giunta inginocchiati sul pavimento) uno per uno i prodotti mancanti nelle 26 valige anche se questo implica un'operazione di dogana di 45 minuti... ma sono giapponesi, sono precisi loro!
Mi era stato detto che in Giappone di prima mattina gli operai prima di iniziare il lavoro fanno una ginnastica di gruppo in strada, con tanto di musica, ma, sarà perché noi due non siamo così mattiniere o perché loro hanno perso questa abitudine, noi purtroppo non li abbiamo visti.
In compenso, ginnastica mattutina rilassante o meno, di operai ce ne sono tanti e in molte stazioni della metro ogni 2 metri c'è una guardia che sia assicura che nessuno scivoli o si butti di sotto.
I giapponesi amano l'italiano, ma amano ancora di più e letteralmente si illuminano quando sentono che dici qualche parola nella loro lingua. In particolare mi sono piaciute due parole: "OISHII" che significa che mi è piaciuto molto, pare che più allunghi la "i" più significhi che ti è piaciuto, io lo usavo alla fine di quasi ogni pasto e "osakinì" che si dice quando fai una cosa prima di un altro per ringraziarlo di lasciarti la precedenza e chiedere in qualche modo il suo benestare per essere prima di lui, noi l'abbiamo imparato alla cerimonia del the dicendolo a chi beveva dopo di noi. “Sì” in giapponese si pronuncia “HAI”, non so come si dica no… forse perché i giapponesi lo usano pochissimo, dicono sempre di sì loro!
In compenso, ginnastica mattutina rilassante o meno, di operai ce ne sono tanti e in molte stazioni della metro ogni 2 metri c'è una guardia che sia assicura che nessuno scivoli o si butti di sotto.
I giapponesi amano l'italiano, ma amano ancora di più e letteralmente si illuminano quando sentono che dici qualche parola nella loro lingua. In particolare mi sono piaciute due parole: "OISHII" che significa che mi è piaciuto molto, pare che più allunghi la "i" più significhi che ti è piaciuto, io lo usavo alla fine di quasi ogni pasto e "osakinì" che si dice quando fai una cosa prima di un altro per ringraziarlo di lasciarti la precedenza e chiedere in qualche modo il suo benestare per essere prima di lui, noi l'abbiamo imparato alla cerimonia del the dicendolo a chi beveva dopo di noi. “Sì” in giapponese si pronuncia “HAI”, non so come si dica no… forse perché i giapponesi lo usano pochissimo, dicono sempre di sì loro!
Un po' inaspettatamente in una città così metropolitana come Tokyo, abbiamo visto più di qualche ragazza in kimono. Visto che si vedevano molto più spesso in prossimità dei templi e delle parti più turistiche della città (ma si vedeva che chi li indossava era chiaramente un turista a sua volta), concludo che le giapponesi probabilmente si vestano in kimono quando vanno in vacanza perché nelle foto sono più fashion. Poverine però! Camminare con queste infradito di legno che sembrano scomodissime e con il kimono che le costringe a fare dei passi piccolissimi non deve essere il modo più confortevole di gustarsi la città!
Se posso dare un consiglio spassionato a che vuole andare in Giappone, anche se non al 100% affidabile, è, a meno che non siate molto stanchi o non capiate il giapponese alla perfezione, di NON andare a Ginza al il Kabukiza Theatre a vedere un opera Kabuki, noi abbiamo fatto un'ora di gelida attesa per prendere il biglietto ed abbiamo visto poi un'ora di spettacolo in cui due uomini vestiti in abito tradizionale sono stati seduti tutto il tempo a bere il the dialogando tra loro in giapponese... bellissimi i costumi e la scenografia, ma di una staticità ed una monotonia assurda! Un piccola curiosità che vi posso dire è che nel teatro kabuki ci sono solo attori uomini: i personaggi femminili sono comunque interpretati da uomini). Fatto sta che noi due più di metà dello spettacolo lo abbiamo dormito, per fortuna eravamo sedute ed abbiamo scelto di vedere un solo atto! Preciso comunque che non è affidabile il mio consiglio perché magari abbiamo sbagliato spettacolo, ma prima di andarci per lo meno informatevi bene su che cosa andrete a vedere!
I giapponesi hanno una passione sfrenata non solo per il pesce, che trovi in tutte le forme ai banchi del supermercato, ma anche per le pasticcerie. Ci sono interi piani nei seminterrati dei centri commerciali dedicati a dolcetti che loro trattano come prodotti di gioielleria (in alcuni angoli ci sono addirittura delle aree protette da dei vetri con una coda infinita per entrare!).
E i piani dedicati alla pasticceria sono sempre i più affollati!
E i piani dedicati alla pasticceria sono sempre i più affollati!
Le mie zone preferite di Tokyo sono le viuzze dove c'è lo street food, amo il cibo giapponese (anche se non tutto ovviamente) e in certe zone della città ci sono spiedini e stuzzichini a volontà... Li proverei tutti! Per fortuna sono con Maura, visto che sono l'unica che si rimpinza a volontà, mi tengo un po' a freno per pudore per lo meno! Tra le cose buone che ho assaggiato ricordo gli spiedini di pollo nel quartiere di Ginza, le polpette di tonno e gli spiedini di cappesante nelle viuzze vicino al mercato ittico di Tsukiji (che ahimè abbiamo beccato proprio nel suo giorno di chiusura…. consiglio: non fate come noi, quando andate a Tokyo controllate i giorni di apertura sia per il mercato del pesce che per i giardini dell'imperatore!).
Quando si pensa al cibo nipponico si pensa sempre unicamente al sushi, ma i giapponesi hanno così tante cose da provare che io il sushi non ho avuto nemmeno il tempo di provarlo in questa vacanza, ero curiosa di assaggiare ciò che non conoscevo. Il mio piatto preferito è il RAMEN, una pastina immersa in un brodo buonissimo con qualche verdura e qualche pezzo di carne dentro. Ma anche la carne Yakiniuku che ho mangiato a Kamakura non era male! (Yakiniku, letteralmente carne grigliata, è un metodo tipico della cucina giapponese di cucinare la carne e la verdura alla griglia. Loro ti portano in tavola carne e verdura cruda e te la cucini tu nella griglia che c’è in centro tavola). Avendo avuto più tempo avrei assaggiato i famosi ristoranti Shabu Shabu (una carne di manzo tagliata a fettine sottili e bollita in acqua o nel dashi, il brodo di alghe kombu) ed avremmo forse cercato un Teppanyaki non troppo costoso che facesse la carne di kobe... ma non so se saremmo comunque riuscite a trovarlo visti i prezzi proibitivi che abbiamo trovato cercandolo su internet!
Mentre in Italia è considerato poco educato non mettere tutto il boccone in bocca quando si mangia, in Giappone tutti lo fanno e mangiare i RAMEN portandosi alla bocca lo spaghetto con le bacchette e risucchiandolo poi rumorosamente è assolutamente normale. La cosa più incredibile è che a me in generale questa cosa di far rumore mentre si mangia mi fa andare via di testa, invece lì era quasi divertente!
Mentre in Italia è considerato poco educato non mettere tutto il boccone in bocca quando si mangia, in Giappone tutti lo fanno e mangiare i RAMEN portandosi alla bocca lo spaghetto con le bacchette e risucchiandolo poi rumorosamente è assolutamente normale. La cosa più incredibile è che a me in generale questa cosa di far rumore mentre si mangia mi fa andare via di testa, invece lì era quasi divertente!
I ristoranti hanno quasi sempre delle tendine appese fuori lunghe circa 50 cm (come quelle del Mambo, il ristorantino di Marrabbio in “Kiss me Licia”), si chiamano “NOREN” e vengono usate come insegna dei ristoranti (potete leggere in questo link un interessante approfondimento a riguardo: https://www.animeclick.it/news/43723-piccole-curiosita-dal-giappone-il-noren-la-tenda-dei-negozi) .
Al ristorante in Giappone non esistono i tovaglioli, ti danno un asciugamanino bagnato che ti deve bastare per tutta la cena, e, nonostante il simbolo degli stuzzicadenti più famosi in Italia sia un samurai, non abbiamo mai trovato gli stuzzicadenti. Meno male che ho imparato da mia mamma a tenerne sempre qualcuno di scorta in borsa!
Al ristorante in Giappone non esistono i tovaglioli, ti danno un asciugamanino bagnato che ti deve bastare per tutta la cena, e, nonostante il simbolo degli stuzzicadenti più famosi in Italia sia un samurai, non abbiamo mai trovato gli stuzzicadenti. Meno male che ho imparato da mia mamma a tenerne sempre qualcuno di scorta in borsa!
I ristoranti in questo paese hanno un modo assai curioso (anche se non so se altrettanto accattivante, ma sicuramente utile) di far capire al Cliente che cosa troveranno all'interno: amano esporre cibi di plastica che riproducono esattamente la composizione del piatto, anche in questo sono molto precisi!
Qui di fianco potete vedre una vetrina che ho fotografato: si tratta in qusto caso di un negozio specializzato nella riproduzione di piatti finiti da vendere ai ristoranti per la loro esposizione esterna!
Qui di fianco potete vedre una vetrina che ho fotografato: si tratta in qusto caso di un negozio specializzato nella riproduzione di piatti finiti da vendere ai ristoranti per la loro esposizione esterna!
I giapponesi hanno una passione sfrenata per gli anime (cartoni animati) i manga (fumetti).
Potevo immaginarlo visto che la maggior parte dei cartoni che guardavo da piccola erano giapponesi ed in effetti di questa passione ne avevo anche sentito parlare, ma non sapevo avessero dedicato a questo un intero quartiere di Tokyo, Akihabara, e non immaginavo di trovare negozi dedicati al noleggio dei travestimenti da manga e di imbattermi in treno vecchietti che leggono enormi volumi di manga e giovani più tecnologici che scorrono i fumetti dal cellulare!
Concludendo cinque giorni sono pochi per avere la pretesa di conoscere il Giappone e la sua cultura, ma certamente sono entusiasta di questo piccolo assaggio, entusiasta di esserci stata con la mia amica Maura, entusiasta di aver visto, sentito, ascoltato, toccato, annusato e gustato un po' di questo lontano pezzo di mondo che ancora mi mancava.
Potevo immaginarlo visto che la maggior parte dei cartoni che guardavo da piccola erano giapponesi ed in effetti di questa passione ne avevo anche sentito parlare, ma non sapevo avessero dedicato a questo un intero quartiere di Tokyo, Akihabara, e non immaginavo di trovare negozi dedicati al noleggio dei travestimenti da manga e di imbattermi in treno vecchietti che leggono enormi volumi di manga e giovani più tecnologici che scorrono i fumetti dal cellulare!
Concludendo cinque giorni sono pochi per avere la pretesa di conoscere il Giappone e la sua cultura, ma certamente sono entusiasta di questo piccolo assaggio, entusiasta di esserci stata con la mia amica Maura, entusiasta di aver visto, sentito, ascoltato, toccato, annusato e gustato un po' di questo lontano pezzo di mondo che ancora mi mancava.